I principi della medicina del lavoro nascono all’incirca con la medicina vera e propria.

Infatti già colui il quale è considerato il padre della medicina, ovvero Ippocrate di Coo, aveva denotato un forte legame tra salute e lavoro.

Tra i determinanti della salute riconosciuti dall’organizzazione mondiale della salute (WHO) trova sicuramente spazio il lavoro, che attraverso i rischi può influire di molto sulla salute delle persone.

Ippocrate non fu di certo l’unico nella storia della medicina del lavoro a denotare tale legame, infatti nel 98-55 a C Tito Lucrezio Caro nel De Rerum Natura analizzò i rischi dei minatori (più precisamente gli schiavi nelle miniere), fino ad arrivare a Georgius Agricola che tra il 1494 e il 1555 nel De Re Metallica analizzò il lavoro e rischi per la salute dei minatori e dei fonditori di metalli.

Il primo in assoluto che cominciò a parlare del nesso causale tra lavoro e malattia è però Bernardino Ramazzini, nato a Carpi, professore presso l’Università di Padova, considerato il pioniere delle malattie da lavoro.

Nella sua opera più famosa, il De Morbis artificium Diatriba, illustra le malattie professionali che lui stesso ha incontrato durante la professione di medico. È quindi suo il merito di aver intuito ed indagato sui rapporti esistenti tra varie mansioni e malattie, introducendo il concetto di anamnesi del lavoro dell’attività lavorativa del paziente.

Molti dei concetti presentati da Bernardino Ramazzini restano tutt’ora validi nella medicina del lavoro moderna.

Tra questi concetti c’è sicuramente quello dell’anamnesi lavorativa, ovvero indagare non solo sui sintomi e sulla durata di questi, bensì anche sul lavoro svolto da un paziente.

Altro aspetto è il nesso di causa: post hoc vel propter hoc, ovvero capire se il fattore di rischio sia presente nel tempo e soprattutto che abbia la capacità di recare quel danno.

Inoltre Bernardino Ramazzini già parlava di sopralluogo negli ambienti di lavoro, attività di primaria rilevanza per avere cognizione diretta di eventuali situazioni nocive presenti sul lavoro.

Spesso però proprio il sopralluogo è uno degli aspetti più snobbati dai medici competenti. Eppure tale aspetto è previsto dal D.Lgs. 81/08 smi.

Infine è fondamentale l’approccio preventivo, ovvero lo studio sistematico di ambiente e tecniche lavorative che consenta sia la diagnosi di svariate forme morbose che la realizzazione di interventi preventivi. Ramazzini nella sua epoca li identificò nella bonifica ambientale, nella riduzione dell’esposizione e nella informazione del lavoratore.

Successivamente sempre in Italia nasce la Clinica del Lavoro per una brillante intuizione di Luigi Devoto, una clinica destinata alla cura del lavoratore o meglio alla cura del lavoro, come lui indicava, volendo far passare il messaggio che era il lavoro ad essere malato e che era quello che andava curato.

A dettare gli scopi della medicina del lavoro è però l’ILO nel 1950 che individua come scopi primari:
– Promozione e mantenimento del più elevato grado di benessere fisico, mentale e sociale dei lavoratori
– Adattamento del lavoro all’uomo e dell’uomo alla sua mansione
– Prevenzione delle alterazioni della salute provocate delle condizioni di lavoro
– Tutela dei lavoratori sul luogo di lavoro dai pericoli per la salute
– Collocazione e mantenimento dei lavoratori in un ambiente di lavoro idoneo alle loro capacità fisiologiche e psicologiche.

Questi principi saranno la base per la creazione delle direttive europee che porteranno poi alla formazione dei decreti che si occuperanno di sicurezza sul lavoro, come il D.Lgs. 81/08 smi.

Allo stesso tempo però una commissione congiunta tra ILO e WHO va a dettare i tre obiettivi della medicina del lavoro, che sono:
– Il mantenimento e la promozione della salute e della capacità lavorativa
– Il miglioramento dell’ambiente di lavoro e del lavoro stesso per renderli compatibili ad esigenze di sicurezza e salute
– Lo sviluppo di una organizzazione e di una cultura del lavoro che vada nella direzione della salute e della sicurezza, creando nello stesso tempo un clima positivo e non conflittuale e tale da poter migliorare la produttività delle imprese.

Questi aspetti ad oggi si possono tradurre con una corretta applicazione dei sistemi di gestione della sicurezza, delle buone pratiche di gestione del personale, nelle politiche di formazione del lavoratore e nella gestione della qualità delle imprese.

È innegabile comunque che nel tempo si è assistita ad una vera rivoluzione del concetto di medicina del lavoro, infatti da una disciplina indirizzata alla diagnosi eziologica delle patologie occupazionali, si è passati ad una disciplina prevalentemente rivolta alla prevenzione delle patologie da lavoro ed alla promozione dello stato di salute globale del lavoratore.

Ad oggi si può dire che i principi della medicina del lavoro sono:
– Principio di protezione e prevenzione (Prevenzione e protezione dei lavoratori nei confronti dei rischi lavorativi)
– Principio di adattamento (Adattamento dell’ambiente e del lavoro alla capacità del lavoratore)
– Principio della promozione (Miglioramento del benessere psichico e sociale dei lavoratori)
– Principio della cura e della riabilitazione (Minimizzare le conseguenze degli infortuni e delle malattie derivanti dai fattori di rischio)
– Principio dell’assistenza sanitaria primaria (Assistenza sanitaria primaria sia preventiva che curativa ai lavoratori ed alle loro famiglie).

Ovviamente il principio chiave è quello della prevenzione, ovvero tutte le azioni finalizzate ad impedire o ridurre il rischio. Questo deve essere uno strumento imprescindibile che deve interessare tutti i soggetti della sicurezza, non solo il medico competente.

Il lavoro del datore, dell’RSPP, del medico e dei lavoratori stessi è quello di mettere in atto tutte quelle azioni utili ad impedire l’accadimento di eventi avversi.

La medicina del lavoro all’interno di questo contesto ha l’obiettivo di proteggere e promuovere la salute dei lavoratori, sostenere ed incrementare le loro capacità lavorative, contribuendo ad istituire e a mantenere un ambiente di lavoro salubre e sicuro per tutti, promuovendo altresì l’adattamento del lavoro e le capacità dei lavoratori, tenendo in dovuto conto il loro stato di salute.

Tutto questo va svolto con i più alti standard professionali ed etici, nel rispetto della privacy del lavoratore. Etica del medico che è richiamata anche dall’art 39 del D.Lgs. 81/08 smi che rimanda al codice etico dell’ICOH (Commissione internazionale di salute occupazionale).

Tale aspetto rappresenta una novità assoluta, tendente a salvaguardare l’attività tecnico-scientifica del medico competente.

Il medico del lavoro deve quindi non solo occuparsi della sorveglianza sanitaria ma deve mettere a disposizione le sue competenze e la sua etica per valutare correttamente tutti i rischi e per mettere in atto quelle misure che possono portare miglioramenti alla salute del lavoratore.

Dott. Matteo Fadenti


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