Con il termine Atex (Atmosphères Explosibles), ci riferiamo alla prevenzione e protezione del pericolo di esplosione. Ricordiamo che con tale termine Atex, si intende un parallelismo di due direttive europee completamente diverse tra loro, che però alla fine hanno un unico scopo: prevenire il pericolo di esplosione.
Le direttive UE – Una direttiva è di prodotto (DE 2014/ 34/ UE) quindi prodotti destinati in luoghi Atex che devono avere determinati requisiti essenziali di sicurezza (RES), e l’altra direttiva è sociale (DE 99/ 92/ CE) che tratta dei requisiti minimi che devono avere i luoghi di lavoro per i lavoratori esposti a questo rischio: la prima richiama all’ ordine chi fabbrica, vende, importa e certifica il prodotto, la seconda riguarda invece il luogo di lavoro, inteso come salute e sicurezza dei lavoratori identificando le zone pericolose tramite la classificazione delle aree, scelta delle apparecchiature, istruzioni operative ad oggi tali direttive vengono richiamate dal D.lgs 81/ 2008.
E’ noto che si tratta di un rischio molto elevato (nella maggior parte dei casi) che può provocare danni spesso irreversibili. L’affrontare questo rischio, mette sempre un po’ in agitazione e preoccupazione. Noto infatti sempre di più, con il passare degli anni, che l’Atex è un argomento che molti trovano complesso e difficile e preferiscono a volte aggirare l’ostacolo o non darne il giusto peso. E’ anche vero che alla fine è così e che spesse volte comporta sforzi economici importanti. Costoso perché i prodotti Atex sono di gran lunga superiori dei prodotti “normali”.Questi due fattori sono le principali “barriere” che creano inerzie nell’affrontare il tema ma dall’altra parte sono anche cause di incidenti. Questo mio breve e semplice intervento, ha lo scopo, o almeno mira ad un’aspettativa positiva e migliorativa, dimostrando che ci si può immergere in questo mondo un po’ di nicchia, nell’ambito della sicurezza, con approccio più tranquillo e consapevole.
Il ruolo dei RSPP – Alcuni RSPP preferiscono delegare o addirittura sdrammatizzano il rischio incoscientemente e altri invece (pochi) iniziano ad approfondire ed interessarsi. Quindi vorrei rivolgermi a tutti loro evidenziando che tante attività nel mondo Atex, si possono svolgere facilmente anche a “costo zero”e nel rispetto del dettato normativo e legislativo.
Cominciamo a sfatare voci insensate e affrontare “l’adeguamento di impianti datati”, se questi sono ancora producenti e progettati al caso e messi in funzione prima del 2003. Nessuno obbliga la loro sostituzione semmai viene imposta una verifica dei requisiti essenziali di sicurezza (RES) che la Direttiva Atex ha messo a disposizione. Quindi non sempre comporta certificazioni da organismi notificati o altro.
Una valutazione del rischio di esplosione ben fatta li evidenzia tutti e un bravo valutatore saprà trovarne adeguata soluzione. L’attuale tecnologia e tanti prodotti, possono ancora mantenere in vita un impianto datato.
Ovvio il tutto va su una bilancia: se conviene intervenire o sostituire ma come accennavo prima, un esperto Atex ha sempre la miglior soluzione se aggiornato e formato. Pertanto possiamo dire che impianti ancora non adeguati ma ai tempi progettati per la giusta funzione, possono ancora tranquillamente adeguarsi e non sempre con costi eccessivi.
Ovvio l’adeguamento porterà per forza a qualche sacrificio ma costa sempre molto meno che sostituirli, soprattutto nella grandi aziende. In Italia esistono ancora processi progettati per luoghi con pericolo di esplosione dal tempo del DPR 457/55 ( il buon vecchio testo unico sulla sicurezza) e mantenuti ancora in essere dopo i vari adeguamenti. Quindi su questo argomento invito i datori di lavoro a non giustificarsi nel dire “o si compra tutto o inutile sistemare” perché non è vero e soprattutto invito gli RSPP a sensibilizzare questo concetto.
In caso di mancanza di adeguamento alle Direttive Atex, si ricorda che al manifestarsi di un incidente, il DL capirebbe che forse era giusto ascoltare il suo RSPP. Risparmiare 10 mila euro e far persistere il pericolo ai lavoratori esposti e magari il manifestarsi di un’esplosione, il DL di certo non dimostra di essere un bravo imprenditore. Se poi l’incidente causa danni irreversibili ai lavoratori, il guaio umano e imprenditoriale non ha più un’altra possibilità.
Anche il mantenere un impianto “non giovane” sempre in buono stato non sempre necessita di grandi costi. Ovvio che do per scontato, che per queste situazioni di impianti vengano rispettate tutte le giuste norme de leggi che indicano come fare questi adeguamenti.
Esistono poi attività preventive, come citato in precedenza, che possiamo definire “a costo quasi zero”. E’ solo una questione di allenamento supportato ovvio da conoscenza della materia per evitare che i rischi si possano manifestare. Quindi una sana formazione e soprattutto adeguata possono sicuramente aiutare.
L’uomo per sua natura, ha a disposizione i sensi e mettendo da parte per il momento il gusto, può sfruttarli al meglio anche in ambito Atex. Proviamo ora ad esercitarci con i sensi immaginando di essere in un reparto Atex gas e/o polveri indipendentemente dalla zona pericolosa e sfruttarli come strumenti efficaci naturali a supporto dei sistemi tecnici preventivi e di protezione già in essere.
Premettendo che un bravo RSPP conosca gli impianti e processi e abbia la buona abitudine di fare il suo giretto quotidiano in questi luoghi armato di carta e biro, con:
Con la vista può riscontrare anomalie e difetti tipo, macchie liquide a pavimento che potrebbero significare un travaso accidentale e quindi
approfondire la causa e far procedere alla bonifica immediata; sollevare gli occhi in alto se intravede gocciolamenti; notare se si sono formati strati di polvere a pavimento, sulle tubazioni, sui motori, sulle macchine e sopra le parti alte del reparto (non scuotere gli strati alti di polvere con attrezzi, manici di legno o metalliche etc. Queste vanno aspirate idoneamente altrimenti si potrebbero mettere in moto sospensioni in aria) e osservare il comportamento degli addetti al reparto. Se questi indossano adeguati DPI da lui prescritti, il loro modo di operare onde evitare l’errore umano è sempre alto.
Non solo. Può notare l’uso improprio dei cellulari soprattutto nella zone di caricamento sui boccaporti dove l’emissione potrebbe essere attiva e pericolosa oppure se questi vengono usati sulla movimentazione tipo carrelli elevatori. La distrazione è causa di tanti incidenti. E, inoltre, controllare la segnaletica se è esposta, non rimossa o caduta dalla parete e farla ripristinare; notare se spie di segnalazione sono accese oppure guaste e, nel dubbio, chiedere sempre; osservare se oggetti impropri alla lavorazione sono in prossimità di zone pericolose tipo accendini, attrezzature che potrebbero surriscaldarsi; controllare le procedure o i divieti o obblighi appesi in luoghi precisi e necessari se sono consumati dal tempo, sporchi, se ancora leggibili; constatare se le vie di uscita di emergenza non siano ostacolate da materiale di produzione o altro.
Può, infine, controllare le imprese esterne che svolgono mansioni di manutenzione se rispettano quanto prescritto dal foglio di autorizzazione, se le attrezzature sono idonee al luogo e che i DPI siano quelli imposti per il reparto, e notare se i conduttori giallo-verde delle pinze di terra temporanee siano un po’ arricciati e abbiano indicazioni di “vissuto”, altrimenti sono indicatori negativi al loro non uso. Molte volte sono belli appesi con avvolgimento bello nuovo. Se individua un conduttore di terra “giallo-verde” scollegato, farlo ripristinare subito.
L’udito è un’altra arma a suo favore perché percepisce indicatori di pericolo come rumori strani di una macchina girevole. Quindi potrebbe essere carenza manutentiva, fuori asse o fuori piano. Le macchine lavorando è normale che perdano il baricentro e se questo si scosta più del tollerante si va in una potenziale disfunzione prevista.
L’udito inoltre può verificare lo stato degli allarmi. Il silenzio delle logiche allarmi in un processo preoccupa; se gli avvisatori acustici di start/stop avviso “macchina pronta” o “fine lavoro” o funzionino; percepire rumori che magari il giorno prima non c’erano. Tipico è una sala pompe: questa nel suo insieme ha un “suono” ma quando qualcosa non va, si percepisce un suono diverso. I suoni, rumori diversi normalmente sono indicatori di anomalie; cellulari che squillano, radio che suonano (nei turni notturni..anche TV) .
Il tatto porta ad indicatori soprattutto d’innesco o lenta combustione, ad esempio:
- sfiorare, toccare (la dove possibile) una macchina si percepisce se sta lavorando nel
suo giusto regime. Toccare un motore a volte si potrebbe capire se vibra, se il suo
lavoro è continuo o discontinuo. - Toccare con un palmo una canala porta-cavi e sentire se la temperatura è normale
oppure è più calda. - Sfiorare una parete verticale o orizzontale qualsiasi si percepisce la quantità di
deposito delle polveri soprattutto su materiali non antistatici tipo pannelli in isolanti
non conduttivi. - Con le scarpe si possono percepire parti di pavimento che stanno usurando o buche
che si stanno formando. Un carrello elevatore dentro una buca o dislivello, potrebbe
travasare liquido infiammabile accidentalmente. - L’umidità potrebbe portare a un mix di sostanze ibride e con il tatto soprattutto sulle
condotte di aspirazione si può sentire se sono umide o bagnane. I gocciolamenti da
da queste condotte sono molto pericoli.
L’olfatto invece aiuta a prevenire odori: combustione, surriscaldamento, odori diversi dalle normali lavorazioni potrebbero sì indicare una ricetta sbagliata ma anche stati di lavorazioni pericolose. Tutti gli odori che portano al “bruciato” sono sempre indicatori per il controllo per pericolo
d’innesco. Nelle zone poco areate si percepisce meglio . Nei locali ricarica batterie per trazione elettrica, questi tipi di odori portano a negatività sulle batterie e quindi meglio interrompere i circuiti di alimentazione e areare e compartimentale il locale ricarica tramite l’apposita porta nel caso sia un locale chiuso.
Questi sono semplici controlli che un RSPP potrebbe fare tranquillamente e non comportano spese straordinarie. Quindi non è sempre vero che il controllo (controllo generico e non specifico tecnico che lo farà il professionista incaricato) e il buon mantenimento di un impianto Atex abbia costi elevati. E’ solo questione di volontà ad affrontare l’Atex. Basta seguire i punti sopra citati, che tante disfunzioni, anomalie ed anche incidenti non sarebbero accaduti.
Conclusione – La buona, adeguata e mirata formazione dell’RSPP ha la potenzialità di affrontare argomenti complessi come l’Atex e compiere iniziative che a priori sembravano impossibili o troppo onerose. Aiuta a sensibilizzare il DL e a convincerlo che forse conviene adeguare che tentare di rimediare dopo, perché il rischio di esplosione non ha una seconda possibilità d’azione quando si manifesta.
Le buone abitudini dell’RSPP,nel controllare i propri reparti Atex, a volte a “costo zero”, riducono notevolmente il rischio.
Poi abbiamo l’ultimo senso da sfruttare, il gusto che in questo caso condiviso tramite buone tazze di caffè, anima tra i collaboratori,quel bel modo di operare chiamato sinergia.
Esperto Atex- progettazioni elettrotecniche nei luoghi Atex. Valutazione del rischio di esplosione. Formatore Atex – Atex elettrico