Ai fini della configurabilità del reato di abuso d’ufficio, sussiste il requisito della violazione di legge non solo quando la condotta del pubblico ufficiale sia svolta in contrasto con le norme che regolano l’esercizio del potere, ma anche quando la stessa risulti orientata alla sola realizzazione di un interesse collidente con quello per il quale il potere è attribuito, configurandosi in tale ipotesi il vizio di sviamento di potere, che integra la violazione di legge perché lo stesso non viene esercitato secondo lo schema normatiCvo che ne legittima l’attribuzione”.
Cassazione penale, sez. IV, sentenza 30 ottobre 2012, n. 42182
Commento – Durante un’ordinaria attività sul territorio alcuni operatori di polizia in servizio di volante sottopongono a controllo un cittadino straniero, poi risultato in possesso solo di una copia del permesso di soggiorno, che viene condotto in questura per ulteriori accertamenti.
Successivamente identificato sulla base del passaporto statunitense portato in ufficio dai suoi amici, il cittadino extracomunitario viene anche denunciato per resistenza, senza che tuttavia si proceda al suo arresto.
L’illegittimità della condotta degli imputati si è configurata nel prelievo “a campione” dello straniero, eseguito senza richiedere i documenti e quindi per ragioni diverse da quelle consentite.
Il fatto che, ex post, sia stata accertata una situazione rispetto alla quale poteva in ipotesi giustificarsi l’accompagnamento già effettuato per altro motivo è inidoneo a scriminare la loro condotta, vieppiù aggravata dall’accertamento di ulteriori fatti (comportamento scorretto durante l’attività di controllo in Questura, trattenimento anche dopo il completamento della procedura per l’identificazione AFIS e l’acquisizione del passaporto).
Dalla ricostruzione della vicenda emerge soprattutto l’attivazione di un’irrituale modalità di controllo, costituita dal prelievo “a campione” e occasionale di un individuo, senza una preventiva richiesta dei documenti, il che rende irrilevante anche la successiva ed eventuale questione concernente l’idoneità o meno di una fotocopia di documento ad attestarne con ragionevole certezza l’identità del possessore.
In sostanza, l’abuso d’ufficio viene qui a consistere nel fatto che il ‘prelievo’ sia avvenuto per ragioni diverse da quelle consentite, tale da provocare un danno ingiusto e consistente in un atteggiamento vessatorio del tutto inutile.
Analogo indirizzo interpretativo si riscontra, tra le altre, in una pronuncia della medesima Sezione di Corte di Cassazione concernente l’attività di un operatore della polizia municipale, il quale, pur potendo procedere sul posto, aveva disposto un accompagnamento nei propri uffici senza che la persona intimata avesse rifiutato di dichiarare le proprie generalità ovvero che sussistessero ragioni per ritenerne la falsità (Cass. pen., sez.VI, 23 dicembre 1999 n.14641: fattispecie nella quale è stata altresì ravvisata la violazione dell’art.11 d.l. 21 marzo 1978 n.59, convertito nella legge 18 maggio 1978 n.191).
Va evidenziato, infine, che la Suprema Corte a Sezioni Unite, con sentenza n.155 del 2012, ha già chiarito e confermato che, ai fini della configurabilità del reato di abuso d’ufficio, “sussiste il requisito della violazione di legge non solo quando la condotta del pubblico ufficiale sia svolta in contrasto con le norme che regolano l’esercizio del potere, ma anche quando la stessa risulti orientata alla sola realizzazione di un interesse collidente con quello per il quale il potere è attribuito, configurandosi in tale ipotesi il vizio dello sviamento di potere, che integra la violazione di legge poiché lo stesso non viene esercitato secondo lo schema normativo che ne legittima l’attribuzione”.