E’ certo come la facoltà del volere sia tra le più importanti qualità umane e come, ieri come oggi, sia stata decantata da poeti, scrittori, filosofi e ciclicamente anche dai nostri politici.
Il metodo del Volere è quello infatti proposto nella lettera di Matteo Renzi in partecipazione con il Ministro Marianna Madia per presentare i cosiddetti punti programmatici relativi alla “rivoluzione della pubblica amministrazione”.
Il Volere però rimane cieco se non è preceduto dall’Intendere.
Com’è noto il tema della riforma della pubblica amministrazione è da sempre stato oggetto di dibattito negli ambiti più diversi sia dal punto di vista sociologico (pensiamo ad alcune opere ottocentesche che descrivono il mondo degli impiegati pubblici), sia dal punto di vista dell’organizzazione del lavoro, sia dal punto di vista giuridico.
Restando a quest’ultimo piano come non ricordare gli studi e i provvedimenti ispirati dalle analisi di giuristi quali Massimo Severo Giannini e Sabino Cassese. Tornando alla lettera inviata dal Presidente del Consiglio Matteo Renzi e del Ministro Marianna Madia appare evidente come i 44 punti proposti sembrino frutto più che di un’analisi ragionata di quello che la pubblica amministrazione è oggi e della sua riforma, di una eccessiva semplificazione della complessità.
La metodologia.
Provando a ragionare sui 44 punti appare già ben singolare la metodologia e la forma della cosiddetta rivoluzione.
Si propone una lettera aperta a consultazione dei cittadini su argomenti per lo più specialistici, senza peraltro riempire di contenuti le tematiche proposte all’attenzione.
I diversi punti
Passando ad esaminare alcuni punti qualificanti del merito, proverò ad esprimere alcune considerazioni.
1) Abrogazione trattenimento in servizio
L’istituto del trattenimento in servizio può essere in effetti opinabile. Da un lato consente di mantenere professionalità elevate nella pubblica amministrazione, dall’altro non consente ricambio all’interno degli uffici pubblici.
Ma ciò che è singolare sono gli effetti della sua ipotetica abolizione. Per il Ministro si avrebbero diecimila posti in più per i giovani.
Il numero non è documentato da nulla.
Soprattutto però sorge questo dubbio: è ancora vigente l’art. 97 della Costituzione Italiana nella parte in cui dispone che ai pubblici uffici si acceda per concorso? Forse mi sono distratto ma mi pare che ai concorsi pubblici possano partecipare giovani e pure “vecchi”. Abbiamo inventato con il sintetico punto 1 della “rivoluzione” una singolare modalità di accesso alla pubblica amministrazione di dubbia costituzionalità.
2) Modifica istituto mobilità volontaria e obbligatoria
Si tratta di istituti già normati dagli artt. 30 e seguenti del Decreto Legislativo 165/01 e modificati più volte nel corso degli anni.
Stante la criptica indicazione contenuta nella rivoluzionaria lettera, si può forse ipotizzare che si possa riferire a una modifica che comporti forme di mobilità senza il consenso dei dipendenti in deroga all’art. 1406 c.c..
Se così fosse a prescindere da qualsiasi giudizio di merito andrebbero quantomeno dichiarati i criteri e le finalità di questa forma di mobilità che mi parrebbe però da ricondurre ad una non ancora esplicitata volontà di dichiarare esuberi nella pubblica amministrazione.
4) Agevolazione part time
Si tratta di un altro italico esempio di schizofrenia normativa.
Il part time è diventato negli anni da diritto a interesse legittimo del lavoratore, adesso si torna forse al diritto del lavoratore al part time.
Con tanta pace quindi, anche qui senza entrare nel merito, alla coerenza del legislatore.
6) Possibilità di affidare mansioni assimilabili quale alternativa opzionale per il lavoratore in esubero
E torniamo agli esuberi evocati espressamente. Nella conferenza stampa post Consiglio dei Ministri si è parlato espressamente di “demansionamenti”.
Appare difficile conciliare tale previsione con la legislazione giuslavoristica ricordando che la giurisprudenza prevede espressamente obblighi di ricollocazione dei dipendenti eventualmente in esubero.
Appare poi singolare come la lettera parli di mansioni assimilabili mentre le dichiarazioni espresse dal Presidente Renzi e dal Ministro Madia parlino di demansionamenti.
9), 10), 11) In questi punti viene trattato in modo assai sintetico il tema della dirigenza e dei rapporti con gli organi di indirizzo politico.
La problematica non é nuova ed è oggetto da sempre di corsi e ricorsi storici. Il principio fondante da tutti condiviso è quello di avere una dirigenza altamente professionalizzata con sistemi di carriera basati sul merito.
Fin qui tutti d’accordo.
Nei punti 9), 10) e 11) si intravede però un disegno diverso.Dalla sintesi dei tre punti emerge un modello di dirigenza (inserito nell’anch’esso non nuovo ruolo unico) legato a doppio filo alla politica.
Infatti la carriera viene basata solo su incarichi a termine evidentemente fiduciari e senza menzione di alcun criterio meritocratico.
Non si specifica neanche come possa avvenire l’accesso al ruolo unico, quindi non è difficile pensare ad un eventuale albo aperto in cui a domanda potrebbero essere inseriti soggetti non titolati.
A completare il quadro viene prevista la possibilità di licenziamento per il dirigente che rimane privo di incarico oltre un termine.
Il termine non è specificato, il disegno sembra chiaro: chi non è gradito alla politica, anche se vincitore di concorso pubblico, potrebbe venire licenziato.
Un’ipotesi di tale tipo crea difficoltà soprattutto in un Paese come l’Italia in cui le condanne per danno erariale, come è noto, sono aumentate negli ultimi anni ed hanno avuto per oggetto le più diverse materie quali per esempio la gestione del personale pubblico.
Inoltre è risaputo come il tasso di corruzione italiano sia pari a quello di paesi africani.
Ma di ciò pare che i nostri politici non siano informati.
12) Valutazione dei risultati fatta seriamente
Già l’avverbio utilizzato contiene un giudizio di valore.
La materia della valutazione del personale pubblico (dirigenti e personale dei diversi comparti), è stata oggetto della riforma operata dal Decreto Legislativo 150/2009 che ha reso più coerenti le relazioni tra programmazione e valutazione, introducendo anche sistemi innovativi quali la cosiddetta valutazione forzata o per fasce.
Potrebbe essere quindi utile dare attuazione a quanto previsto dal decreto 150 piuttosto che cambiare di nuovo le regole del gioco creando incertezze del sistema.
13) Abolizione di un’intera categoria in tre sintetiche righe
Qui si torna alle famose frasi di Von Kirchmann: con una sola parola si abrogano tremila persone.
Non si ragiona sulle funzioni aumentate dalle ultime normative (anticorruzione e controlli interni), né si compie uno sforzo di analisi volto alla ridefinizione del ruolo del Segretario comunale al fine di rendere più definite le competenze.
Non si tenta neppure di valorizzare e di coniugare i tradizionali aspetti di tutela di legittimità propri del ruolo con le esigenze di efficacia ed efficienza dell’azione amministrativa.
Non trovandosi evidentemente nella Città del sole, andrebbe ridisegnato il ruolo del Segretario eliminando le ambiguità normative attuali, magari affidandogli anche competenze di tipo più spiccatamente direzionale rivisitando altresì i criteri di nomina.
15) Conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, asili nido nelle amministrazioni
Evidentemente non si può non essere d’accordo.
Appare però chiaramente come la problematica sia soprattutto relativa all’acquisizione delle risorse per svolgere con efficacia i compiti sociali oggi attribuiti ai Comuni.
Le proposte operative
Su alcuni punti della lettera potrebbe essere utile formulare alcune proposte operative.
Punto 1- Trattenimento in servizio Si potrebbe ipotizzare una riforma in chiave ampliativa dell’istituto del contratto di formazione e lavoro, che potrebbe essere un canale d’accesso privilegiato per risorse nuove nella pubblica amministrazione da combinarsi attraverso una modifica alla normativa riguardante il blocco del turn over.
A tal fine si potrebbe prevedere che questa tipologia contrattuale possa essere sganciata dai limiti assunzionali attualmente vigenti, oppure renderla una modalità di assunzione ordinaria prevalente anche sulla mobilità.
Punto 2- Mobilità L’istituto della mobilità obbligatoria potrebbe essere in modo meno traumatico introdotto attraverso forme incentivanti che garantiscano ai dipendenti di optare per la nuova sede di lavoro senza ricorrere al collocamento in disponibilità/licenziamenti in caso di rifiuto.
Le risorse da reperire onde consentire tali operazioni potrebbero essere individuate attraverso aumenti predefiniti dei fondi incentivanti delle amministrazioni che acquisiscono il personale in mobilità.
Punti 9, 10 e 11 Dirigenza
La normativa attuale si basa sul principio fondamentale di distinzione tra politica e gestione.
Appare preferibile, a mio parere, conservare il modello attuale che si basa su ruoli differenziati nelle varie amministrazioni.
Sarebbe invece auspicabile regolare in modo diverso la materia relativa all’attribuzione degli incarichi dirigenziali creando un meccanismo gestito da organismi indipendenti che certifichi, prima dell’attribuzione dell’incarico, la qualità professionale del dirigente stesso.
Sulla base di tali valutazioni che accompagnerebbero i curricula dei soggetti aspiranti agli incarichi, la sfera politica potrebbe procedere all’attribuzione degli incarichi stessi che dovrebbero avere una durata certa non necessariamente collegata alla permanenza in carica del soggetto politico.
Si garantirebbe così sia la necessaria professionalità del dirigente sia la fiduciarietà delle nomine che sarebbero a quel punto trasparenti e oggettivamente verificabili.
Ad una prima lettura mi paiono questi i punti più qualificanti della lettera in oggetto, nella parte relativa alle persone.
La speranza è che la riforma della pubblica amministrazione possa costituire veramente un’opportunità di cambiamento che possa portare a maggiori servizi ai cittadini, ad un recupero di etica pubblica ai più diversi livelli e che ridia giusta dignità professionale agli operatori della pubblica amministrazione.
Marco Mordacci – segretario generale