IN POCHE PAROLE….

Il Responsabile per la transizione al digitale deve garantire  la trasformazione digitale dell’amministrazione, coordinandola con lo sviluppo dei servizi pubblici da remoto e  l’adozione di nuovi modelli di relazione trasparenti con gli stakeholders istituzionali e con i cittadini.


Premesse

La figura del Responsabile per la transizione al digitale, cosiddetto RTD, introdotta con i decreti legislativi n. 179 del 26 agosto 2016 e n. 217 del 13 dicembre 2017 di modifica al CAD, che trova la sua disciplina nell’articolo 17 del Codice[1], sta conquistando una ribalta senza precedenti da quando le citate prescrizioni normative hanno stabilito per tutte le pubbliche amministrazioni una scadenza puntuale di adeguamento digitale con l’obiettivo di accelerare sul fronte dell’innovazione al servizio di cittadini e imprese.

Come è noto, infatti, entro la data del 28 febbraio 2021 le pubbliche amministrazioni hanno dovuto attivare i progetti di trasformazione digitale relativi all’utilizzo esclusivo di  SPID o CIE per identificare i cittadini che accedono ai servizi pubblici on line, rendendoli fruibili tramite l’ App IO, un canale unico a disposizione di tutte le PA per veicolare i propri servizi e raggiungere i cittadini direttamente sullo smartphone, attraverso un’app intuitiva e semplice da utilizzare che può essere installata sui dispositivi iOS e Android.

E’ stato dato, inoltre, il via all’obbligo di utilizzo di  PagoPA per i pagamenti elettronici verso la Pubblica amministrazione, grazie ad una piattaforma abilitate volta a creare, con standard nazionali, sistemi di pagamento efficienti.

In particolare, durante l’annus horribilis della pandemia da Covid-19 l’obbligo di dotarsi di strumenti digitali per fronteggiare il lockdown ha fatto riflettere sulla necessità di accelerare la trasformazione digitale delle città, così da permettere l’accessibilità da remoto ai servizi pubblici, mentre il modo di affrontare la quotidianità veniva completamente sovvertito.

Molti cittadini hanno richiesto i servizi in digitale, con una modifica significativa dal lato della domanda e un balzo in avanti di parecchi anni e, soprattutto, con l’enorme opportunità di consolidare ciò che durante la pandemia è stato sperimentato, per generare processi di change managment delle organizzazioni.

Le pubbliche amministrazioni si trovano quindi a dover pianificare la trasformazione digitale, per non farsi trovare impreparate rispetto agli obblighi previsti dalle modifiche introdotte al Codice dell’Amministrazione Digitale dal decreto-legge semplificazioni n. 76 del 2020, convertito nella legge n. 120 dell’11 settembre 2020 e per evitare il sistema sanzionatorio a corredo in relazione agli orizzonti temporali dettati nel Piano Triennale per l’informatica per il periodo 2020-2022.

 Il Responsabile della Transizione al Digitale

La figura del Responsabile per la transizione al digitale  rappresenta di sicuro una delle novità più interessanti introdotte dagli interventi di modifica al Codice dell’Amministrazione Digitale e indica il dirigente, all’interno della PA, che ha tra le sue principali prerogative  quella di garantire operativamente la trasformazione digitale dell’amministrazione coordinandola con le fasi di sviluppo dei servizi pubblici da remoto e con l’adozione di nuovi modelli di relazione trasparenti con gli stakeholders istituzionali e con i cittadini.

Sebbene il CAD si riferisca genericamente a un ufficio per la transizione digitale, il RTD identifica, per lo più, una di una figura manageriale all’interno dell’amministrazione, con posizione apicale e con competenze sia tecnologiche che organizzative, munita di poteri di impulso e coordinamento nel percorso di semplificazione e innovazione delle pubbliche amministrazioni.

Questa sorta di primus inter pares, esercita nei confronti di tutti gli altri dirigenti un ruolo propulsore nell’attuazione di tutte le iniziative di trasformazione digitale e innovazione, essendo dotato anche di poteri di supervisione e controllo nei confronti degli altri dirigenti nella realizzazione dei programmi previsti dal Piano Triennale.

Elemento trasversale a tutta l’organizzazione, il RTD agisce con riferimento a tutti gli uffici e le aree dell’ente, con una serie articolata di funzioni e compiti attribuiti ai sensi dell’articolo 17 del CAD:

  1. coordinamento strategico dello sviluppo dei sistemi informativi di telecomunicazione e fonia;
  2. indirizzo e coordinamento dello sviluppo dei servizi, sia interni sia esterni, forniti dai sistemi informativi di telecomunicazione e fonia dell’amministrazione;
  3. indirizzo, pianificazione, coordinamento e monitoraggio della sicurezza informatica relativamente ai dati, ai sistemi e alle infrastrutture anche in relazione al sistema pubblico di connettività;
  4. accesso dei soggetti disabili agli strumenti informatici e promozione dell’accessibilità;
  5. analisi periodica della coerenza tra l’organizzazione dell’amministrazione e l’utilizzo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, al fine di migliorare la soddisfazione dell’utenza e la qualità dei servizi nonché di ridurre i tempi e i costi dell’azione amministrativa;
  6. cooperazione alla revisione della riorganizzazione dell’amministrazione;
  7. indirizzo, coordinamento e monitoraggio della pianificazione prevista per lo sviluppo e la gestione dei sistemi informativi di telecomunicazione e fonia;
  8. progettazione e coordinamento delle iniziative rilevanti ai fini di una più efficace erogazione di servizi in rete a cittadini e imprese mediante gli strumenti della cooperazione applicativa tra pubbliche amministrazioni, inclusa la predisposizione e l’attuazione di accordi di servizio tra amministrazioni per la realizzazione e compartecipazione dei sistemi informativi cooperativi;
  9. promozione delle iniziative attinenti all’attuazione delle direttive impartite dal Presidente del Consiglio dei Ministri o dal Ministro delegato per l’innovazione e le tecnologie;
  10. pianificazione e coordinamento del processo di diffusione, all’interno dell’amministrazione, dei sistemi di identità e domicilio digitale, posta elettronica, protocollo informatico, firma digitale o firma elettronica qualificata e mandato informatico, e delle norme in materia di accessibilità e fruibilità nonché del processo di integrazione e interoperabilità tra i sistemi e servizi dell’amministrazione;
  11. pianificazione e coordinamento degli acquisti di soluzioni e sistemi informatici, telematici e di telecomunicazione, al fine di garantirne la compatibilità con gli obiettivi di attuazione dell’agenda digitale e, in particolare, con quelli stabiliti nel piano triennale.

Dal punto di vista dell’evoluzione normativa, già nella sua versione originaria contenuta nel decreto 82/2005, l’articolo 17 del CAD indicava “Strutture per l’organizzazione, l’innovazione e le tecnologie” cui affidare “l’attuazione delle linee strategiche per la riorganizzazione e la digitalizzazione definite dal Governo”. Con il comma 1-bis, introdotto dal primo correttivo al CAD di cui al decreto legislativo del 4 aprile 2006, n. 159[2] venne prescritto l’obbligo, per ciascun Ministero, di istituire un unico centro di competenza.

Successivamente, con il decreto legislativo n. 235 del 30 dicembre 2010[3], il centro di competenza è stato sostituito dalla previsione di  un “ufficio unico dirigenziale di livello generale”, cui le amministrazioni centrali devono affidare il coordinamento funzionale delle attività necessarie a garantire l’attuazione delle direttive in materia di amministrazione digitale definite a livello centrale.

Ma il vero impulso all’introduzione della figura del RTD e alla revisione della struttura per l’innovazione è stato impresso dalla legge 7 agosto 2015, n. 124[4], nota anche come “Riforma Madia”, che nel ridefinire le  competenze dell’ufficio dirigenziale di cui all’ ’articolo 17 del CAD, ha previsto la possibilità di collocarlo alle dirette dipendenze dell’organo politico di vertice.

In attuazione di tale delega, il Governo ha emanato prima il decreto legislativo n. 179 del 2016[5],  e quindi le disposizioni correttive introdotte dal decreto legislativo n. 217 del 2017[6], che hanno, tra le altre cose, modificato in maniera sensibile l’impianto dell’articolo 17, estendendo a tutte le pubbliche amministrazioni,  non solo centrali, l’obbligo di individuare un ufficio dirigenziale cui affidare la transizione al digitale, introducendo specifici requisiti per l’individuazione del suo responsabile e integrando l’elenco delle sue attribuzioni con la pianificazione e il coordinamento della diffusione dei sistemi di identità e domicilio digitale, del processo di integrazione e di interoperabilità tra i sistemi della PA e degli acquisti di soluzioni e sistemi informatici.

Con l’evidente finalità di accelerare la nomina del RTD all’interno di ciascuna pubblica amministrazione,  il 1° ottobre del 2018 l’allora Ministro per la Pubblica Amministrazione Giulia Bongiorno ha emanato la Circolare n. 3/2018, che, nel richiamare le amministrazioni a provvedere con urgenza all’adempimento previsto dall’articolo 17 del CAD, ha evidenziato  la valenza assolutamente strategica attribuita dal legislatore alla figura in questione, perno dell’intero processo di trasformazione digitale dell’amministrazione.

Anche nel Piano triennale per l’informatica nella pubblica amministrazione, il documento di indirizzo strategico sulla trasformazione digitale del Paese, viene rilevato in ogni edizione successiva, il ruolo centrale del RTD dedicando sezioni specifiche a tale figura.

Nello specifico, nell’edizione relativa al triennio 2020-2022, è stata chiaramente evidenziata la necessità di consolidare il ruolo del RDT, indicato come l’interfaccia tra AgID, il Dipartimento per la Trasformazione Digitale e l’Amministrazione in quanto soggetto in grado di promuovere i processi di innovazione e cambiamento, accelerando la digitalizzazione dei servizi pubblici, semplificando i rapporti tra cittadini e PA e diffondendo la cultura dell’innovazione.

La centralità del ruolo del RDT costituisce un aspetto che accomuna in maniera trasversale tutte le attività del Piano, anche alla luce dei provvedimenti adottati dal Governo per gestire l’emergenza sanitaria che hanno previsto il lavoro agile come modalità ordinaria di svolgimento della prestazione lavorativa anche nelle PP.AA., per effetto dei quali le amministrazioni si sono dovute attrezzare per individuare forme di lavoro flessibili come lo smart working.

In questo contesto, l’AgID ha il compito di supportare e incrementare le nomine dei RTD, favorendone una rapida diffusione. Per ciascuna Pubblica amministrazione, infatti,  è presente nell’Indice delle Pubbliche Amministrazioni (IPA)[7]un unico ufficio denominato “Ufficio per la transizione al digitale” il cui responsabile coincide con il “ Responsabile per la Transizione al Digitale”. Quest’ultimo rappresenta, anche in virtù della sua presenza sull’IPA, il punto di contatto dell’amministrazione verso l’esterno, il referente nei rapporti con il Governo per ogni questione connessa alla trasformazione digitale.

Ciò rende necessario anche il rafforzamento del processo di collaborazione tra i RTD attraverso un modello di rete che possa stimolare il confronto, la diffusione delle best practise secondo la logica dell’ultimo miglio, valorizzare le esperienze e condividere conoscenze e progettualità.

L’ AgID, nell’ambito del Protocollo d’intesa firmato con CRUI, svolge indagini mirate a rilevare i fabbisogni formativi dei Responsabili per la Transizione al Digitale, per contribuire alla creazione e al rafforzamento delle specifiche competenze previste dal CAD  in ambito tecnologo, di informatica giuridica e manageriali. Le indagini sui fabbisogni formativi sono svolte periodicamente e costituiscono un punto di partenza per progettare attività di formazione in linea con le reali necessità dei RTD.

 

Problemi aperti

Per effetto dell’emergenza sanitaria si è registrato nel corso del 2020 un aumento del 38% nelle nomine di RTD pari a 1.781 unità in più. Secondo il monitoraggio dello scorso 20 gennaio, oggi sono 6.556 gli addetti nominati per favorire il processo di digitalizzazione. Le oltre 8.500 scuole hanno invece un unico RTD, coincidente con quello del Ministero dell’Istruzione[8].

La mancata nomina è stata indicata come una delle principali criticità nel processo di digitalizzazione della PA; infatti pur trovandoci di fronte a numeri rilevanti, l’andamento delle nomine è ancora contenuto in relazione alla platea delle PA che hanno l’obbligo di individuare il manager dell’innovazione, figura fondamentale nel percorso di digitalizzazione dell’amministrazione.

A fronte di un numero complessivo censito da IPA di 2.219 pubbliche Amministrazioni Centrali, gli Uffici per la Transizione Digitale individuati risultano  essere 1.027; per le pubbliche Amministrazioni Locali in numero di 19.920, gli Uffici TD sono 14.099[9].

Ancora una volta le maggiori criticità si riscontrano negli enti di minori dimensioni, laddove per le note difficoltà legate alla carenza di risorse umane ed economiche, la soluzione potrebbe essere quella di avvalersi di un soggetto in forma associata come specificato dalla Circolare n. 3/2018[10]. È utile precisare che tale opzione organizzativa, raccomandata specialmente per le PA di piccole dimensioni, può avvenire in forza di convenzioni o, per i comuni, anche mediante l’unione di comuni. La convenzione disciplinerà anche le modalità di raccordo con il vertice delle singole amministrazioni.

Un ulteriore suggerimento operativo è quello di strutturare, sin da subito, un team che si adoperi per affiancare il RTD e guidarlo verso tutte le attività di sua competenza, in particolare affiancandolo nella redazione di un documento di analisi dello stato di fatto in funzione degli obiettivi di digitalizzazione dell’Ente e quindi nella predisposizione del Piano Triennale e nella formazione del personale sulle competenze digitali.

Governare la trasformazione digitale vuol dire, in estrema sintesi, portare all’interno della propria organizzazione la cultura, la creatività e la spinta al cambiamento proprie del digitale, favorire la trasparenza e la partecipazione democratica attraverso un nuovo modello di relazione tra Amministrazione e cittadini.

dott.ssa Enrica Cataldo – AGID, ufficio di staff


[1] 1. Le pubbliche amministrazioni garantiscono l’attuazione delle linee strategiche per la riorganizzazione e la digitalizzazione dell’amministrazione definite dal Governo in coerenza con le regole tecniche di cui all’articolo 71. A tal fine, ciascuna pubblica amministrazione affida a un unico ufficio dirigenziale generale, fermo restando il numero complessivo di tali uffici, la transizione alla modalità operativa digitale e i conseguenti processi di riorganizzazione finalizzati alla realizzazione di un’amministrazione digitale e aperta, di servizi facilmente utilizzabili e di qualità, attraverso una maggiore efficienza ed economicità.

[2] “Disposizioni integrative e correttive al decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82, recante codice dell’amministrazione digitale”.

[3]“Modifiche ed integrazioni al decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82, recante Codice dell’amministrazione digitale, a norma dell’articolo 33 della legge 18 giugno 2009, n. 69”.

[4]“Deleghe al Governo in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche”.

[5]“Modifiche ed integrazioni al Codice dell’amministrazione digitale”.

[6]D. lgs 13 dicembre 2017 n. 217 “Disposizioni integrative e correttive al decreto legislativo 26 agosto 2016, n. 179, concernente modifiche ed integrazioni al Codice dell’amministrazione digitale, di cui al decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82, ai sensi dell’articolo 1 della legge 7 agosto 2015, n. 124, in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche”.

[7] www.indicepa.gov.it

[8] Networking digital 360, 1^ febbraio 2021

[9] AgID

[10] Il comma 1-septies dell’art. 17 CAD prevede la possibilità per le amministrazioni diverse dalle amministrazioni dello Stato di esercitare le funzioni di RTD anche in forma associata.


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