Il disegno di legge sulla “Riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche”, approvato nel Consiglio dei Ministri n. 20 del 13 giugno 2014 e attualmente all’esame della Commissione affari costituzionali del Senato (AS n. 1577), prevede la controversa possibilità di assorbire le funzioni del Corpo Forestale dello Stato in quelle delle altre Forze di polizia. La domanda che dobbiamo porci se questa sia una risposta efficace per la lotta all’ecocriminalità.

Nel delegare al Governo l’adozione di uno o più decreti legislativi per modificare la disciplina, tra l’altro, di Ministeri ed enti pubblici non economici, la lettera a) dell’art. 7 del rchiamato disegno di legge-delega individua come principi e criteri direttivi dei decreti legislativi delegati il “riordino delle funzioni di polizia di tutela dell’ambiente e del territorio, nonché nel campo della sicurezza e dei controlli nel settore agroalimentare, con riorganizzazione di quelle del Corpo forestale dello Stato ed eventuale assorbimento delle medesime in quelle delle altre Forze di polizia”.

La razionalizzazione delle polizie parte, dunque, dal Corpo Forestale dello Stato: una Forza di polizia ad ordinamento civile, istituita nel 1822, specializzata nella tutela del patrimonio naturale e paesaggistico e nel contrasto ai reati in materia ambientale e agroalimentare.

Il riordino delle funzioni di polizia potrebbe evitare inutili duplicazioni, ma una riforma così delicata richiede un ascolto attento del reale “fabbisogno di legalità” del Paese: in campo ambientale, il contrasto all’ecocrimine esige un ragionamento di sistema, per fronteggiare quelle cronicità ambientali che soltanto il sensazionalismo linguistico continua a definire “emergenze”. Sotto altro profilo, ogni riorganizzazione delle forze di polizia richiede il rispetto delle eccellenze investigative e la valorizzazione dei patrimoni di competenza dei Corpi di polizia esistenti. I due secoli di vita del Corpo Forestale dello Stato non significano soltanto lustro e tradizione, ma rappresentano anche un sistema rodato di monitoraggio di territori e un patrimonio di conoscenza capillare delle evoluzioni dei luoghi: basti pensare, ad esempio, che l’innovativo metodo investigativo ideato a Napoli dal Corpo Forestale per le indagini sulla Terra dei fuochi si basa sul tradizionale SIM (Sistema Informativo della Montagna), ovvero un trentennale sistema di rilevamento ortofotogrammetrico nato con finalità verifica delle superfici forestali.1

Esaminando il merito del disegno di legge delega N. 1577, si può poi osservare che la soluzione prescelta è un assorbimento solo eventuale delle funzioni del Corpo Forestale dello Stato in quelle di altre Forze di polizia. Di fatto, però, questa tecnica di redazione normativa si traduce nel rimettere l’alternativa al Governo, sottraendo il nucleo essenziale della decisione al Parlamento.

Inoltre, in relazione ai “significativi risparmi per la finanza pubblica” derivanti dall’attuazione dell’art. 7 richiamati nella relazione tecnica che accompagna il disegno di legge N. 1577, varrebbe la pena di procedere a calcoli preventivi più dettagliati della riduzione di spesa, in quanto il Corpo Forestale dello Stato ha in servizio 8.500 unità, ovvero poco più del personale della polizia locale della sola città di Roma.

Sullo sfondo dello scenario, c’è anche la complessa vicenda dell’abolizione delle Province e il destino ancora incerto delle Polizie provinciali. Non resta che sperare che il Parlamento accantoni l’insana eventualità dell’assorbimento del Corpo Forestale in altre Forze di polizia, procedendo ad un riordino organico delle funzioni di polizia ambientale e agroalimentare, che potenzi in modo effettivo il contrasto agli ecocrimini e valorizzi realmente le professionalità esistenti. In quest’ottica la migliore soluzione parrebbe la creazione di una Polizia ambientale unificata, comprensiva di Corpo Forestale dello Stato, Corpi Forestali delle Regioni a statuto speciale e attuali Polizie provinciali.

Molte le critiche della società civile all’art. 7 del disegno di legge N. 1577. Netta la presa di posizione contraria delle Associazioni Legambiente, Greenpeace, Libera e Slowfood, che si sono espresse con un comunicato stampa congiunto il 22 agosto 2014.2 A guardare i dati, l’apprensione sembra fondata: nel solo anno 2013 quasi il 35% dei reati ambientali è stato accertato dal Corpo Forestale dello Stato.3

Stefania Pallotta

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1 Fonte: audizione Generale Sergio Costa, ora Comandante Regionale del Corpo Forestale dello Stato, davanti alla Commissione Ambiente del Senato, Caivano, 21 ottobre 2013.

2 Il 2 settembre il Consiglio regionale del Molise ha approvato all’unanimità una mozione urgente contro la soppressione del Corpo Forestale dello Stato; analoga iniziativa è in corso nella Regione Campania.

3 Fonte Rapporto Ecomafia 2014 dell’Osservatorio Ambiente e Legalità di Legambiente.


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