Il Garante con il comunicato del 12 marzo 2013 rende noto che ha fatto rimuovere i dati personali contenuti in ordinanze, che disponevano il trattamento sanitario obblgatorio, di dieci Comuni, avviando contestualmente le previste procedure sanzionatorie per trattamento illecito di dati personali.
Sì alla trasparenza on line nella Pa, ma rispettando la dignità delle persone.
Nelle ordinanze, che disponevano il ricovero immediato di diversi cittadini, erano indicati “in chiaro” non solo i dati anagrafici (nome, cognome, luogo e data di nascita) e la residenza, ma anche la patologia della quale soffriva la persona (ad es. “infermo mentale”), o altri dettagli davvero eccessivi, quali ad esempio l’indicazione di “persona affetta da manifestazioni di ripetuti tentativi di suicidio”. Il trattamento dei dati effettuato dai Comuni è risultato dunque illecito.
Le ordinanze, oltre ad essere visibili e liberamente consultabili sui siti istituzionali dei Comuni, erano anche facilmente reperibili sui più usati motori di ricerca: bastava digitare il nome e cognome delle persone.
Nel disporre il divieto di ulteriore diffusione dei dati, l’Autorità per la privacy ha prescritto alle amministrazioni comunali non solo di oscurare i dati personali, presenti nei provvedimenti, da qualsiasi area del sito, ma anche di attivarsi presso i responsabili dei principali motori di ricerca per fare in modo che vengano rimosse le copie web delle ordinanze e di tutti gli altri atti aventi ad oggetto il ricovero per trattamento sanitario obbligatorio dagli indici e dalla cache.
Su questo argomento, leggi.