E’ stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale  il DPCM 13 ottobre 2010 con le nuove (e vecchie ) misure restrittive per contenere il contagio da Covid-19. (GU n.253 del 13-10-2020).

 Le nuove disposizioni, che sostituiscono  quelle del decreto del DCPM 7 agosto 2020 (prorogato dal DPCM 7 settembre 2020), si applicano dal 14 ottobre 2020 e saranno efficaci fino al 13 novembre 2020, ossia per soli 30 giorni.

I dodici articoli e i 22 allegati del decreto confermano, in parte, le misure già in vigore  e ne aggiungono delle altre più restrittive. Nessuna novità per il problema del trasporto pubblico,  rinviato a decreti attuativi del competente Ministro delle infrastrutture dei trasporti, che nel comunicato di ieri sintetizza le conclusioni dell’incontro con regioni, province e comuni  ” … le associazioni del TPL hanno presentato i risultati del monitoraggio nell’ultimo periodo, secondo il quale l’utilizzo del mezzo pubblico da parte degli studenti si è attestato in media a livelli inferiori all’80% del riempimento, registrando un valore di circa il 55,60% della capienza consentita. Le criticità riscontrate sono limitate al contesto di alcune delle città metropolitane nelle ore di punta del servizio, in particolare in corrispondenza dell’uscita delle scuole“.

Lavoro agile – Da segnalare le novità introdotte dal decreto in materia di lavoro agile nelle pubbliche amministrazioni. L’art. 3, comma 3,  prevede che la Funzione pubblica nei previsti decreti attuativi dovrà rispettare il limite minimo invalicabile del 50% del personale che può volgere le sue prestazioni in modalità a distanza [art.3 co 3 “Nelle pubbliche amministrazioni di cui all’art. 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, e’ incentivato il lavoro agile con le modalità stabilite da uno o più decreti del Ministro della pubblica amministrazione, garantendo almeno la percentuale di cui all’art. 263, comma 1, del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34”].

E’ un passo avanti nella difficile direzione di rendere questa modalità di lavoro nel pubblico impiego ordinaria e non eccezionale, ma di certo non sufficiente. All’applicazione dello Smart working osta, innanzitutto, una radicata diffidenza culturale, che si può superare solo con un’intensa attività formativa, di cui non c’è traccia. Non solo. Altri ostacoli sono rappresentati dalla mancanza di regole operative anche per quanto riguarda le strumentazioni da utilizzare, che non può essere a carico del personale, la regolamentazione contrattuale del c.d. diritto alla disconnessione ed altre problematiche emerse in questo anno di sua forzata diffusione. E, da ultimo, ma certo non per importanza, è di ostacolo la riluttanza del vertice politico e dirigenziale, per impreparazione o mancanza di volontà, programmare l’attività amministrativa per obiettivi, presupposto indispensabile la cui mancanza vanificherebbe ogni sforzo organizzativo in questa direzione.

 


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