News a cura di Oscar Gibillini – Dottore Commercialista – Revisore contabile
Sul sito della Corte dei Conti è consultabile la Memoria della Corte dei conti sul decreto legge n.18/2020 recante misure di potenziamento del servizio sanitario nazionale e di sostegno economico delle famiglie, lavoratori e imprese connesse all’emergenza epidemiologica da Covid-19, (Atto Senato 1766), inviata alla Commissione V (Bilancio) del Senato della Repubblica ove è all’esame la conversione in legge del decreto.
Il documento, ripercorre il quadro complessivo della manovra governativa, analizzando, nel particolare, gli aspetti finanziari delle misure, quantificate per oltre 25,1 miliardi in termini di saldo netto da finanziare, di cui maggiori spese pari a 24,4 miliardi (rispettivamente 15,5 miliardi correnti e 9 miliardi in conto capitale) e minori entrate, 686 milioni e con un impatto sul fabbisogno e sull’indebitamento netto, di 19,4 miliardi il primo e 20,7 il secondo.
La relazione della Corte, tratta le misure per gli enti locali nella sezione che precede la parte conclusiva, focalizzando l’attenzione anche sui potenziali riflessi finanziari e di liquidità che ne potranno derivare dalla manovra per il rilancio dell’economa e il sostegno alle imprese e alle famiglie. In particolare, viene evidenziato, da un lato, il maggior impatto che ne potrebbe derivare dall’utilizzo delle risorse liberate a seguito del rinvio del rimborso delle quote dei mutui (art. 111 e 112 del decreto), dall’altro lato, le incertezze sulle misure derivanti dall’utilizzo della quota libera dell’avanzo per spese correnti (art. 109).
Il tema è stato trattato con l’articolo pubblicato il 24 marzo sulla nostra rivista e trova ampia conferma nella memorie della Corte dei Conti, la quale puntualizza in relazione alle prime misure adottate dal Governo per gli EE.LL. durante l’emergenza sanitaria in atto, la necessità di correlare la previsione normativa in relazione alla situazione finanziaria di ciascun ente e gli stretti margini finanziari oggettivamente rilevabili, “considerando che nel 2018 solo gli enti di area vasta hanno prodotto, al netto di tutti gli accantonamenti, vincoli e quote destinate, un avanzo di circa 710 milioni mentre regioni e comini hanno registrato disavanzi decisamente importanti di -35 miliardi le prime e di -3.2 milioni i secondi”.