IN POCHE PAROLE …
Proposte di Anac: riportare, sia pure gradualmente, a 150.000 euro la soglia di qualificazione delle stazioni appaltanti; non sopprimere il registro dell’in-house; ripristinare una normativa più stringente sul conflitto di interesse; prevedere almeno una ricerca preventiva di mercato e la rotazione delle imprese negli affidamenti diretti; rafforzare la progettazione sotto soglia; usare l’appalto integrato per gli appalti più complessi; disporre che i contratti collettivi equivalenti siano vagliati da un ente centrale, ad esempio il CNEL.
Comunicato stampa Anac del 26 gennaio 2023
Il Presidente dell’Anac Giuseppe Busia, in audizione in commissione Ambiente alla Camera, per l’esame del nuovo codice dei contratti pubblici, si è espresso positivamente sulla semplificazione e la digitalizzazione dei contratti e sulla valorizzazione del ruolo di Anac a favore delle pubbliche amministrazioni. Il Presidente, tuttavia, ha anche evidenziato diversi punti da migliorare. In particolare, ha indicato alla commissione i sette punti di seguito sintetizzati, che dovrebbero essere oggetto di modifica.
“Soglia di 500.000 euro per le stazioni appaltanti qualificate” – Il testo prevede, rispetto a un disegno iniziale del Consiglio di Stato, l’innalzamento a 500.000 euro della soglia per la qualificazione delle stazioni appaltanti. Anac chiede di riportare la soglia a 150.000 euro per la qualificazione. Propone di graduare l’applicazione, ponendo l’obiettivo dei 150.000 euro, adottando inizialmente la soglia dei 500.000.
“Soppressione del registro Anac dell’in-house” – L’Anac ritiene sbagliata la soppressione del registro dell’in-house (art.192 del Codice vigente). “Avere una verifica preventiva per controllare se il soggetto che acquisisce al di fuori dal mercato una commessa pubblica possiede i requisiti necessari è essenziale, anche per non creare concorrenza sleale alle imprese”.
“Normativa sul conflitto d’interessi” – Il nuovo testo del Codice ha modificato le disposizioni sul conflitto di interessi. L’Anac ritiene che ciò sia in contrasto con le direttive europee di settore e con l’ordinamento in generale che prevede norme stringenti per i conflitti di interesse, tanto più rilevanti nei contratti pubblici. L’Anac chiede di ritornare alla formulazione esistente e propone l’evidenziazione del titolare effettivo dell’impresa. “Chi partecipa alle gare, deve indicare chi è l’effettivo titolare dell’impresa, adeguandosi alla normativa antiriciclaggio. L’amministrazione pubblica deve conoscere i soggetti a cui affida risorse pubbliche”.
“Alzata la soglia degli affidamenti diretti” – E’ stata innalzata la soglia degli affidamenti diretti, che vengono svolti fino a 140.000 euro per servizi e forniture senza neanche fare una ricerca di mercato. Anac ritiene opportuno prevedere almeno una ricerca preventiva di mercato e chiedere la rotazione delle imprese.
“Rafforzare la corretta progettazione” – Anac ritiene necessario rafforzare la corretta progettazione. Nel nuovo Codice è previsto il documento di affidabilità delle alternative progettuali solamente sopra soglia. Questo può portare ad una sottostima delle spese, facendo scoprire solo dopo l’esistenza di oneri più elevati.
“L’appalto integrato” – L’appalto integrato va usato dove serve. In alcuni casi è utile, per gli appalti più complessi.
“Contratti collettivi equivalenti” – Il Codice prevede che le imprese possono proporre un contratto collettivo diverso di quello indicato dalla stazione appaltante, attraverso un’autodichiarazione di equivalenza. Questa possibilità può portare ad abusi e a comportamenti diversi fra le amministrazioni. Occorre un vaglio centralizzato che potrebbe essere svolto dal Cnel, indicando un codice da utilizzare all’interno della Banca dati Anac e del fascicolo digitale.
In questa rivista:
Nuovo codice dei contratti pubblici: cosa ne pensa l’ANAC