Abbiamo intervistato sul tema della tutela dei lavoratori all’estero, il Prof Lucchini, medico competente esperto sullo specifico argomento.

Un tema di cui poco si parla troppo poco, è quello legato alla sicurezza sul lavoro dei lavoratori all’estero. Sono tanti, infatti, i lavoratori che per motivi legati alla propria occupazione devono svolgere trasferte, più o meno lunghe, e lavorare in paesi molto diversi dall’Italia (diversità non solo relative alla cultura ed alle usanze, ma principalmente alle previsioni normative in materia di sicurezza sul lavoro).

Non solo trasferte, molti lavoratori italiani, lavorano in modo permanente presso le sedi estere del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, come Ambasciate, Consolati, Istituti Italiani di Cultura o Agenzie per la promozione all’estero delle imprese italiane.

Gli RSPP ed i medici competenti che devono gestire questi lavoratori, hanno spesso delle difficili sfide da affrontare e devono applicare in modo diversificato i vari obblighi normativi, calando le prescrizioni in base alla realtà in cui si opera.

Difatti, per questi lavoratori, si devono applicare diverse norme, in base alla situazione. Nel settore privato sicuramente si devono applicare le norme italiane (D.Lgs. 81/08 smi) e le norme sulla sicurezza dello specifico Paese (ove presenti). Invece, nel settore pubblico, per gli uffici all’estero, si devono applicare il D.Lgs. 81/08 e appunto le norme di ogni singolo Paese, rispettando però i contenuti dettati dal Decreto 51/2012.

Tale applicazione normativa spesso diventa complessa, poichè le norme dei singoli Paesi sono carenti rispetto a quella italiana o perchè tale decreto del 2012 non tiene in considerazioni novità normative importanti (ad esempio le novità su addestramento di cui parliamo qua, o sulla figura del preposto) entrate in vigore ad inizio 2022.

Per cercare di comprendere meglio la questione, e per avere un risvolto maggiormente pratico, abbiamo intervistato il Prof. Roberto Lucchini, Professore in Medicina del Lavoro presso l’Università degli Studi di Brescia e Professore presso la School of Public Health, Florida International University, ed inoltre medico del lavoro esperto nel seguire lavoratori italiani all’estero (medico competente di diversi uffici italiani all’estero).

Il Prof. Lucchini vanta numerose pubblicazioni scientifiche, tra le più famose, quelle relative agli effetti dannosi a lungo termine delle polveri sottili nei confronti dei soccorritori che sono intervenuti durante l’attacco terroristico dell’11 settembre alle Torri Gemelle di New York (anche in questo caso un tema internazionale).

Grazie alla sua esperienza e alle sue conoscenze, abbiamo potuto approfondire il tema lavoratori all’estero, e abbiamo posto delle domande, che riportiamo di seguito.

La prima domanda è relativa alla collaborazione tra RSPP e medico competente. Infatti, già nelle “normali” attività italiane, la collaborazione SPP e Medico ha delle carenze. In molti casi, le due figure lavorano autonomamente, confrontandosi solamente durante la riunione periodica. Questo modus operandi non è certamente quello previsto dal D.Lgs. 81/08, che invece prevede una continua e forte collaborazione tra tutte le figure che compongono l’organigramma della sicurezza. Nei lavori svolti all’estero, tale collaborazione diventa ancora più importante, difatti abbiamo chiesto al Professore:

MF: Quanto è importante la collaborazione tra medico competente e RSPP per la corretta gestione della sicurezza, soprattutto per i lavoratori all’estero pubblici e privati?

“RL: L’interdisciplinarietà fra le due competenze è essenziale per assicurare una prevenzione efficace su sicurezza e salute per i lavoratori all’estero. Ciò in quanto esiste una complessità maggiore nelle sedi estere, sia per la conoscenza dei rischi che per le modalità di approccio, che devono integrare gli aspetti nazionali con quelli locali. Non ultimo, l’assistenza sanitaria in sede estera è un mondo completamente diverso da quello nazionale e chi presta lavoro all’estero affronta situazioni che spesso non conosce.”

Parlando quindi di complessità normativa e di difficoltà di applicazione, abbiamo posto la seguente domanda:

MF: Secondo lei la normativa per la tutela dei lavoratori italiani all’estero in generale è completa o andrebbe integrata / migliorata? 

“RL: A mio avviso la normative italiana è già di buon livello rispetto a quella estera e pertanto l’esigenza più forte è quella di aumentare il livello di training sui contesti esteri che hanno moltissime specificità. La normativa italiana dovrebbe comunque garantire sempre la stessa tipologia di obblighi e non introdurre differenziazione basate unicamente sulla sede estera piuttosto che nazionale, e come volte accade, senza una giustificazione razionale”.

Proprio in quest’ottica, come detto sopra, diventa importantissima la collaborazione tra medico ed RSPP.

MF: Quali sono le sfide più complesse che un medico competente deve affrontare per poter gestire e assistere i lavoratori all’estero? 

“RL: Direi la mancanza di un Sistema sanitario pubblico più carente rispetto a quello nazionale, per cui il MC spesso è l’unica fonte di guida per come orientarsi rispetto a procedure diagnostiche e terapeutiche.”

Peraltro, come se non bastasse, a complicare ulteriormente le cose, è arrivata ormai qualche anno fa, una pandemia, che da un lato però è stata utile per far aprire gli occhi a molti sull’importanza della sicurezza sul lavoro, soprattutto in quei settori lavorativi considerati a rischio infortunistico basso, dove però ci possono essere rischi legati a malattie professionali o a questioni legati allo stress lavoro correlato o alla postura (o danni alla vista da utilizzo scorretto del videoterminale).

MF: L’avvento di una pandemia come il COVID-19 come ha influito sulla sicurezza dei lavoratori italiani all’estero? 

“RL: Ha certamente acceso i riflettori sulla necessita di prevenzione all’interno dei luoghi di lavoro anche nelle sedi estere. Molte realtà hanno dovuto aggiornare i DVR per introdurre i protocolli anticovid e questo ha fatto si’ che a catena tutti i rischi di salute e sicurezza venissero rivisti.”

Quindi, se da un lato il covid ha fatto aprire gli occhi sul tema sicurezza, all’estero ci sono anche altri rischi, spesso particolari, che vanno valutati.

MF: Quali sono le insidie più grandi da affrontare nel gestire la sicurezza sul lavoro in Paesi in cui vi sono norme molto diverse rispetto al nostro D.Lgs. 81/08 smi? 

“RL: Stanno certamente nella difficoltà a conoscere in dettaglio gli aspetti ‘locali’, perche’ cio’ richiede conoscenza specifica dei contesti in cui i lavoratori italiani vanno ad operare. Esistono peraltro rischi specifici legati alla mobilità, ai viaggi e agli atti violenti di origine criminale e/o terroristica che vanno seriamente presi in considerazione non limitatamente agli aspetti normativi ma anche e soprattutto sulle buone pratiche.”

Infine, parlando di rischi, come detto sopra, spesso si ha il vizio (un’abitudine che accompagna anche alcuni RSPP o DL RSPP) di affrontare con più attenzione i rischi infortunistici, rispetto ai rischi legati alle malattie professionali. Spesso tali rischi possono essere legati a situazioni di inquinamento importanti, presenti in alcune zone del mondo, o possono derivare da situazioni critiche (scenari di guerra, attacchi terroristici, ecc).

MF: Professore, sappiamo che lei nel mondo della medicina del lavoro è molto noto, tra le altre cose, per uno studio sui danni alla salute a lungo termine provocati delle polveri sottili derivanti dai crolli delle torri gemelle dell’11 settembre 2001. Ci vuole illustrare qualche concetto riguardo a questo tema? Quanto è importante valutare e gestire correttamente anche quei rischi che possono generare danni a lungo termine?

“RL: Gli aspetti legati alla preparazione all’emergenza da disastri sia di origine industriale che terroristica, naturale, climatica, e come tutti abbiamo imparato, di origine infettivologica, sono di enorme rilevanza. Risulta essenziale la continua analisi di quanto si è già verificato da Seveso a Chernobyl, Bhopal, 11/9, Fukushima e ad una sequela di eventi di minor portata ma di frequenza molto maggiore è fonte di riflessione sulla preparazione alla gestione di queste emergenze. La mia esperienza nel programma sanitario dell’11/9, chiamato World Trade Center Health Program evidenza come esposizioni elevate a molteplici componenti tossiche e a trauma psichici, abbia ripercussioni purtroppo di lungo termine sulla salute fisica e mentale.”

Le pubblicazioni del Prof Lucchini, compresi gli studi sull’impatto sanitario dell’11/9 si possono visualizzare su NCBI My Bibliography.

Concludendo, anche grazie alle considerazioni del Prof. Lucchini, si capisce quanto sia importante valutare con attenzione tutti i rischi potenzialmente presenti nel lavoratore all’estero, anche quelli legati all’ambiente e ad attività trasversali rispetto alla semplice mansione lavorativa. Per fare questo servono competente tecniche e mediche, diventa quindi fondamentale la collaborazione tra le diverse figure della sicurezza. L’obiettivo è quello di trovare sempre il miglior compromesso, nel rispetto delle varie norme, per raggiungere l’obiettivo più importante, che è quello della tutela della salute del lavoratore.

Dott. Matteo Fadenti


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