Il coronavirus così detto “nuovo” che sta creando così tanti disguidi nel mondo, fa parte appunto della famiglia dei coronavirus. Questi sono microrganismi a RNA, dotati di involucro. Normalmente i coronavirus possono provocare dal comune raffreddore a sindromi respiratorie come la MERS (sindrome respiratoria mediorientale, Middle East respiratory syndrome) e la SARS (sindrome respiratoria acuta grave, Severe acute respiratory syndrome). Sono chiamati così per le punte a forma di corona che sono presenti sulla loro superficie.
Infatti i coronavirus sono virus ad RNA non segmentato a singolo filamento con un genoma tra i più grandi fra i virus ad RNA. Sulla superficie dell’involucro, come detto, si trovano proiezioni a forma di clava o di petalo, distanziati tra loro, che conferiscono alla particella l’aspetto tipico a “corona solare”.
Il ciclo di replicazione dei coronavirus avviene nel citoplasma delle cellule. Per entrare nella cellula i coronavirus preliminarmente si attacca ai recettori delle cellule bersaglio mediante le sue proiezioni glicoproteiche dopo diche, attraverso il processo di endocitosi viene assorbito nella cellula. All’interno della cellula grazie all’RNA del virus nascono dei virioni (Il virione è l’insieme di genoma + capside proteico, il virus comprende anche l’eventuale pericapside di natura cellulare) che una volta maturi possono esser portati all’estremità della cellula per uscire oppure aspettano la morte della cellula stessa per poi uscire e continuare la loro azione.
Quando i coronavirus si replicano nelle cellule umane presentano un’alta frequenza di mutazioni per delezione. I coronavirus vanno incontro a numerose ricombinazioni dell’RNA durante la replicazione. Ciò è normalmente inconsueto per dei virus RNA con genoma non segmentato e tale caratteristica favorisce la possibile emergenza di nuovi ceppi di coronavirus. Probabilmente il “nuovo” SARS-CoV-2 è nato proprio a causa di questo meccanismo, passando peraltro dall’animale all’uomo.
Tale aspetto andrebbe a smentire le complottistiche teorie che tale virus sia un’arma biologica immesso nel mondo da chissà quale forza oscura.
In genere i coronavirus umani provocano malattie respiratorie, in particolar modo a carico delle vie aeree superiori e molto raramente riesce a spostarsi in quelle inferiori. Si stima che i coronavirus insieme ai rhinovirus siano la causa principale del raffreddore. Nello specifico i coronavirus sarebbero in tutto il mondo la causa dal 15 al 30% del raffreddore.
Normalmente il coronavirus ha un periodo di incubazione dai 2 ai 5 giorni e provoca sintomi respiratori per una settimana circa, coinvolgendo raramente le vie respiratorie inferiori.
Il SARS-CoV-2 differentemente ai suoi “fratelli” ha periodi di incubazione più lunghi (fino a 16 giorni) e soprattutto sembra più aggressivo anche nelle vie aeree inferiori.
Il nuovo coronavirus è quindi un virus respiratorio che si diffonde principalmente attraverso il contatto con le goccioline del respiro delle persone infette ad esempio tramite:
– la saliva, tossendo e starnutendo;
– contatti diretti personali;
– le mani, ad esempio toccando con le mani contaminate (non ancora lavate) bocca, naso o occhi.
In rari casi il contagio può avvenire attraverso contaminazione fecale.
Normalmente le malattie respiratorie non si tramettono con gli alimenti, che comunque devono essere manipolati rispettando le buone pratiche igieniche ed evitando il contatto fra alimenti crudi e cotti.
I sintomi della malattia sono:
– Febbre
– Tosse e mal di gola
– Difficoltà respiratorie e fiato corto
– Sintomi gastrointestinali e dissenteria
– Insufficienza renale
– Polmonite
– Gravi difficoltà respiratorie
Nonostante questo e nonostante il terrorismo fatto dai media, il coronavirus ad oggi presenta, per le persone sane, una mortalità molto bassa. Infatti secondo l’OMS il tasso di letalità a Wuhan in Cina si attesta fra il 2 e il 4%, e allo 0,7% fuori Wuhan.
A livello globale, al 24 febbraio 2020, sono circa 80000 i casi confermati per il nuovo coronavirus (Covid-19) nel mondo dall’inizio dell’epidemia. Essere contagiati non vuol dire morire, la malattia che si genera è del tutto curabile. Le persone più a rischio, come spesso capita nelle malattie infettive, sono gli immunocompromessi, ovvero persone con patologie che indeboliscono il sistema immunitario, anziani e bambini molto piccoli.
Non a caso, i decessi avvenuti ad oggi in Italia, ci confermano proprio questo, che la morte sopraggiunge soprattutto in persone anziane con addirittura altre patologie in corso o da poco risolte ed in alcuni di questi casi non è chiaro se il coronavirus fosse la causa finale della morte o semplicemente era presente nel paziente morto per altri motivi.
Solo dal 10 al 15 % degli infettati va in polmonite e solo il 4% ha bisogno di essere ricoverato in terapia intensiva. La mortalità si attesta quindi intorno al 2,5% (inferiore al 3%).
In merito alla letalità è importante rimarcare alcune considerazioni, necessarie per comprendere a fondo le informazioni in questo ambito.
La prima è che il valore del tasso di letalità sopra indicato, viene calcolato come rapporto tra il numero di decessi e quello dei casi gravi di infezione, mentre sarebbe più corretto che fosse calcolato sul totale dei casi di malattia (comprendendo cioè anche il numero di pazienti asintomatici o con sintomi lievi, informazioni al momento non note). Introducendo questo correttivo il valore della letalità (cioè il numero totale di decessi per una determinata malattia in rapporto al numero totale dei malati) risulterebbe decisamente inferiore.
La seconda suggerisce inoltre di ricordare che la malattia rivela la sua forza e capacità di diffondersi prevalentemente in Cina, dove è nata e dove il numero dei casi di infezione così come quello dei decessi è assolutamente maggiore rispetto ai casi registrati al di fuori di questo territorio, per i quali il dato di mortalità è sensibilmente inferiore. Inoltre c’è da ricordare che il sistema sanitario in Cina non è certo dei migliori e comunque nonostante questo ad oggi, secondo l’OMS, la situazione sta migliorando ed i casi, anche in quelle zone, sembrano maggiormente sotto controllo.
Questi dati dovrebbero quindi tranquillizzare, lo stesso vale per altri dati che emergono mettendo a confronto il SARS-CoV-2 con altri virus.
Abbiamo detto che la mortalità del nuovo coronavirus è di circa il 2,5%, la SARS ha un tasso di mortalità di 9,6% e la MERS del 34,4%. La semplice influenza stagionale provocata dagli Orthomyxoviridae ha una mortalità del 10% circa. Infine il virus Ebola (tanto per scomodare il paragone con un altro virus che nella recente storia ha creato scompiglio soprattutto in Africa) ha una mortalità che va dal 50 al 70%.
Gli aspetti per cui comunque il nuovo coronavirus non deve essere sottovalutato sono:
- Ha una grande capacità di trasmettersi da persona a persona per via orale. Il numero di riproduzione di base (R0) del 2019-nCoV è di 1,4-2,5. L’R0 è un numero che quantifica quanti casi secondari sono attesi in seguito ad una singola infezione in una popolazione completamente suscettibile e quando è maggiore di 1 indica una epidemia.
- Essendo così in grado di trasmettersi da persona a persona potrebbe portare in poco tempo ad un numero elevato di malati e potrebbe portare a delle situazioni in cui i posti in rianimazione intensiva non bastino ad ospitare tutti i malati (motivo per cui in Cina a Wuhan hanno costruito a tempo di record due ospedali dedicati al problema).
- E’ un virus nuovo e come tale le cure non sono ancora ben chiare e in particolar modo manca il vaccino, unico strumento fondamentale di prevenzione primaria.
Ad oggi infatti i trattamenti messi in campo negli ospedali sono sperimentali, si stanno utilizzando degli antivirali diversi (usati anche in forma combinata) che fino ad ora venivano utilizzati per contrastare l’HIV e l’Ebola.
Diventa quindi importante limitare la propagazione del virus attraverso misure di igiene e di gestione della popolazione, per minimizzare il più possibile il rischio.
Oltre alle istituzioni, anche i datori di lavoro nelle aziende devono intervenire su tale problematica. AiFOS nella giornata odierna ha proposto delle linee guida da rispettare, che riprendono in parte quando ampiamente dettato dal Ministero della Salute e dalle Regioni maggiormente colpite dal coronavirus.
Le buone prassi nelle aziende prevedono:
- Nelle aziende site nelle zone rosse le attività saranno sospese fino a nuove indicazioni deli enti preposti.
- Nelle aziende site nelle regioni colpite (es Lombardia, Veneto, Piemonte, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Trentino):
– Informare tutti i lavoratori attraverso poster informativi, e-mail informative ed istruzioni pratiche sul reale rischio, per placare allarmismi inutili e sui corretti comportamenti da tenere (utilizzando informative del ministero della salute) es lavaggio frequente di mani, starnutire e tossire nell’incavo del braccio.
– Invitare tutti i lavoratori che presentano direttamente sintomi respiratori e/o febbre o che vivono a stretto contatto con persone che presentano gli stessi sintomi a rimanere a casa e a non presentarsi al lavoro. Invitare gli stessi a contattare i numeri di riferimento (1500) o il proprio medico di base per approfondire la propria condizione.
– Evitare attività̀,incontri e riunioni aziendali che dovranno essere effettuate con strumenti informatici.
– Quando possibile preferire smart working piuttosto che il lavoro in presenza.
– Limitare il più possibile le trasferte dei lavoratori, per limitare utilizzo di mezzi e spostamenti delle persone.
– Preferire comunicazioni via e-mail e telefono piuttosto che in presenza.
– Se possibile evitare riunioni che possano prevedere stretto contatto tra persone e per i corsi attenersi alle istruzioni sopra riportate.
– Organizzare le mense in modo tale che il numero di persone contemporaneamente presenti sia il più basso possibile, cercando di mantenere le distanze tra un lavoratore ed un altro di 1 o meglio 2 metri.
– Invitare i dipendenti a spostarsi sui mezzi pubblici muniti di mascherine FFP2 o FFP3 e soluzione idroalcolica per mani da usare dopo ogni contatto con materiali e persone.
– Installare nelle aziende e negli uffici dispenser di soluzione idroalcolica disinfettante.
– Prevedere ove possibile una raccolta e smaltimento dei rifiuti sicuro in bidoni chiusi apribili con pedale e non manualmente.
– Laddove possibile, le aziende possono mettere a disposizione detergenti aggiuntivi per lavarsi le mani e pulire le scrivanie, salviette e, in caso di richiesta, lasciare indossare le mascherine. Quest’ultima misura può essere adottata se non compromette l’attività lavorativa e in aggiunta all’eventuale equipaggiamento da indossare per la sicurezza sul lavoro.
– Sanificare più volte al giorno le maniglie delle porte, i pulsanti, le cornette dei telefoni fissi, le tastiere ed i mouse. Una volta al giorno gli schermi dei pc.
– Se possibile sanificare più volte al giorno con spray disinfettanti i filtri delle strutture di aerazione.
– Effettuare più volte al giorno ricambi d’aria completi degli uffici e di tutte quelle zone ove sono presenti lavoratori, aprendo porte, finestre e ogni struttura per permettere un efficace ricambio d’aria.
– Sanificare più volte al giorno i piani di lavoro, le scrivanie e tutte quelle zone che possono venire a contatto con aerosol dei lavoratori.
– Le lavoratrici in gravidanza: in tema di salute e sicurezza sul luogo di lavoro, il datore valuterà i dipendenti con particolari condizioni di salute (come le lavoratrici in gravidanza) e potrebbe adottare misure specifiche lasciando che alcuni di loro lavorino da casa o in luoghi che li tengano separati dagli altri dipendenti.
Nel caso un dipendente sospetti di aver contratto il Coronavirus:
– Si dovrà isolare immediatamente il lavoratore in zone identificate e chiamare soccorsi esterni. Non far intervenire addetti primo soccorso aziendali.
– Rivedere con l’RSPP e il Medico Competente la valutazione del rischio biologico, andando a prevedere eventuali ulteriori misure specifiche per la singola realtà aziendale.
Si ricorda che nei casi in cui ci si debba proteggere poiché si ipotizza il contatto con persone infette è importante indossare mascherine FFP2 o FFP3 ed occhiali protettivi.
Ecco come fare per indossare le mascherine in modo corretto:
- prima di indossare la mascherina, lavati le mani con acqua e sapone o con una soluzione alcolica
- copri bocca e naso con la mascherina assicurandoti che aderisca bene al volto (meglio non avere barba lunga)
- evita di toccare la mascherina mentre la indossi, se la tocchi, lavati le mani
- quando diventa umida, sostituiscila con una nuova e non riutilizzarla; infatti sono maschere mono-uso
- togli la mascherina prendendola dall’elastico e non toccare la parte anteriore della mascherina; gettala immediatamente in un sacchetto chiuso e lavati le mani.
Dott. Matteo Fadenti