I fitosanitari (o fitofarmaci) sono prodotti utilizzati in agricoltura o nel giardinaggio per proteggere e conservare i vegetali (e i prodotti i vegetali) o influirne sui processi vitali (crescita, ecc..). La protezione è intesa da tutti gli organismi nocivi, anche prevenendone gli effetti. Inoltre i prodotti fitosanitari sono utilizzabili per distruggere vegetali indesiderati, controllarne o evitarne la crescita.

Nella categoria dei fitofarmaci possono esserre ricompresi:
• anticrittogamici (contrastano le malattie e/o alterazioni da funghi e batteri);
• nematocidi, insetticidi e acaricidi (combattono insetti e altri animali dannosi);
• diserbanti ed erbicidi (eliminano le malerbe);
• fitoregolatori (ormoni vegetali ed assimilabili);
• radicanti e bracchizzanti.

Normalmente nel settore del giardinaggio vengono appunto utilizzati per le operazioni di diserbo, dove queste non possono essere effettuate manualmente.

Stante la loro possibile pericolosità per possibili inquinamenti, contaminazioni od accumuli in riferimento all’uomo, alla flora, alla fauna e, più in generale all’ambiente, la loro produzione, l’immissione sul mercato e il loro uso è regolamentato da specifiche norme sovrastatali, nazionali e locali.

I principali rischi connessi all’uso di tali prodotti si distinguono in: rischi sanitari, che contemplano sia l’operatore che esegue il trattamento fitosanitario, che il consumatore che ingerisce tali sostanze attraverso la presenza di residui negli alimenti; rischi ambientali, tra cui la possibilecontaminazione delle acque superficiali e profonde; rischi ecotossicologici, ovvero che riguardano la fauna locale (organismi acquatici, mammiferi, uccelli, organismi del suolo, api, ecc.).

Concentrandosi sugli effetti dannosi a carico degli operatori che li utilizzano, è molto importante che i datori di lavoro di tali operatori elaborino, oltre che alla valutazione del rischio specifico, delle procedure utili all’utilizzo in sicurezza.

Chi svolge e partecipa alla preparazione della miscela con prodotti fitosanitari oggi classificati molto tossici, tossici e nocivi, deve essere in possesso della relativa autorizzazione alla detenzione, conservazione, manipolazione ed utilizzo ed indossare i previsti Dispositivi di Protezione Individuali.

Prima di effettuare il trattamento è buona prassi procedere ad una verifica dello stato di usura delle tubazioni e raccordi degli impianti irroranti nonché del corretto funzionamento delle macchine e la perfetta funzionalità dell’apparato di distribuzione. Nel caso di otturazione degli ugelli, usare spazzolini o mezzi adeguati per la pulizia ed evitare strumenti duri, esempio fili di ferro, che possano rovinare il foro di uscita.

Per la preparazione della miscela da distribuire, l’operatore deve verificare in etichetta la miscibilità del prodotto e le dosi di utilizzo. Per miscibilità si intende la proprietà intrinseca di un prodotto fitosanitario di essere compatibile con uno o più formulati.

La pratica della miscelazione si fonda su aspetti sia di natura economica che tecnica: la possibilità con un unico trattamento di agire contro più parassiti, ad esempio, riduce il numero di interventi e di conseguenza i costi. Nella miscelazione si vengono ad instaurare tra le diverse sostanze fenomeni di seguito specificati.

– Compatibilità: quando gli effetti delle singole sostanze attive rimangono tal quali ed il vantaggio consiste nel distribuire due prodotti diversi in un’unica applicazione.

– Sinergia: quando il prodotto che si ottiene dalla miscelazione dei prodotti è più efficace di ciascuno utilizzato singolarmente.

– Incompatibilità: quando l’efficacia dei singoli prodotti viene annullato ed è possibile il verificarsi di tossicità per la coltura.

E’ buona prassi limitare il numero di prodotti da miscelare. La preparazione della miscela deve avvenire preferibilmente all’aperto e comunque in zone ben aerate.

Nel luogo di preparazione della miscela dovranno essere portati i quantitativi dei prodotti fitosanitari strettamente necessari al trattamento, il recipiente e l’attrezzatura necessaria a sciogliere il prodotto, se in polvere e un sacco trasparente in cui riporre le confezioni utilizzate. Per la pesatura del preparato occorrente si può utilizzare una bilancia, oppure appositi recipienti graduati forniti dalla ditta produttrice, ambedue devono essere utilizzati soltanto per questo scopo onde evitare possibili contaminazioni.

In etichetta le dosi indicate sono generalmente due: la dose minima e la dose massima e sono espresse ad ettaro (kg o g/ha) o ad ettolitro (g/hl); la scelta fra la dose minima e massima deve essere fatta in base alle condizioni operative ed agronomiche che caratterizzano lo specifico trattamento; di seguito si riportano alcune indicazioni per le principali tipologie di trattamento:

– trattamento diserbante in pre-semina o pre-emergenza la scelta è guidata dalle caratteristiche del terreno per cui si utilizza la dose minima per terreni sabbiosi (o sciolti) e la dose massima per terreni argillosi o con presenza di sostanza organica;

– trattamento diserbante post-emergenza la scelta è guidata dallo sviluppo delle infestanti da combattere: la dose minima è da utilizzare per interventi nelle prime fasi di sviluppo, le dosi massime, se si è costretti, nelle fasi di sviluppo avanzate;

– trattamenti con fungicidi e con insetticidi: dose minima nei trattamenti preventivi o con attacco in fase iniziale; dose massima in presenza di attacco in stato avanzato.

L’acqua necessaria ad eseguire il trattamento deve essere nella giusta quantità cioè tale da coprire uniformemente la superficie vegetale da trattare senza avere fenomeni di percolazione, in quanto un eccesso può causare perdite economiche (necessità di effettuare nuovamente il trattamento) o danni ambientali (le eccedenze si riversano in fossi, fiumi, laghi, ecc.).

Il quantitativo è dato dallo sviluppo della coltura e dalle caratteristiche tecniche del mezzo irrorante, quali dispositivi di orientamento del getto e nebulizzazione. E’ buona prassi, prima del trattamento, effettuare una prova con sola acqua per osservare la corretta distribuzione e calcolare la quantità di acqua che sarà necessaria per il trattamento.

Se il mezzo utilizzato per la distribuzione non è provvisto di premiscelatore per le polveri bagnabili è consigliato diluire le polveri in un contenitore con poca acqua in modo da ottenere una buona sospensione; il contenitore dove si effettua la diluizione deve essere usato solo per questo utilizzo; se si usa più prodotti occorre diluirli singolarmente.

I prodotti liquidi, invece vengono versati direttamente nel recipiente. Per assicurarsi che il prodotto vada completamente in soluzione è fondamentale mescolare bene, in modo da evitare che si verifichino precipitazioni di prodotto.

Durante la preparazione delle miscele non si deve assolutamente mangiare, bere e fumare.

Occorre inoltre effettuare le operazioni muniti dei dispositivi di protezione individuali (D.P.I.) per la cui descrizione e indicazioni si rimanda al DVR; in caso di contaminazione di questi D.P.I. durante le operazioni di preparazione del trattamento occorre lavare abbondantemente e risciacquare molto bene le parti contaminate. Si preferiscono DPI usa e getta quando possibile.

Al termine della preparazione della miscela occorre procedere alla bonifica dei contenitori vuoti dei prodotti che devono poi essere conferiti alle ditte autorizzate allo smaltimento di rifiuti pericolosi.

Per contenitore vuoto si intende il sacchetto o il flacone o il secchio ecc. che ha contenuto il prodotto fitosanitario e che è venuto a diretto contatto con esso.

Di seguito si elenca la corretta procedura di lavaggio dei contenitori vuoti di prodotti fitosanitari:

Procedura di lavaggio manuale

1) immettere nel contenitore vuoto un quantitativo di acqua pari a circa 1/5 (20%) del volume del contenitore (es. 200 ml per contenitore da 1 litro);

2) richiudere il contenitore;

3) agitare bene avendo cura di accertarsi che l’acqua di lavaggio interessi tutte le asperità del contenitore, quali manici, ecc., e di non venire a contatto del liquido;

4) trasferire le acque di lavaggio nella botte contenente la soluzione di prodotto fitosanitario preparata per l’uso;

5) sgocciolare bene il contenitore lavato, perché non devono rimanere residui di prodotto nel fondo;

6) il lavaggio deve essere fatto almeno tre volte.

Buone prassi per la preparazione della miscela

– prima di procedere alla preparazione della miscela verificare l’efficienza della macchina che si utilizzerà per la distribuzione in ogni suo elemento compresi gli ugelli;

– in caso di otturazione degli ugelli non soffiarci dentro e non portarli alla bocca per pulirli ma utilizzare mezzi adeguati come ad esempio spazzolini;

– leggere attentamente l’etichetta del prodotto fitosanitario per verificare le modalità di utilizzo, dose del prodotto fitosanitario e quantitativo di acqua necessaria alla preparazione al fine di non incorrere in un sovradosaggio; – misurare il prodotto fitosanitario da utilizzare con apposito cilindro graduato o con bilancia adibiti esclusivamente a questo scopo;

– indossare i dispositivi di protezione individuali specifici per la manipolazione delle sostanze;

– preparare la miscela nel luogo più prossimo alla coltura da trattare e comunque lontano da abitazioni, pozzi e corsi d’acqua superficiali;

– non adoperare le mani, anche se protette dai guanti, per mescolare i prodotti con l’acqua;

– l’acqua necessaria per il trattamento può essere prelevata direttamente da fossi o da canali solamente se si dispone di mezzi aspiranti autonomi e separati dall’attrezzatura irrorante;

– procedere al lavaggio dei contenitori;

– non riempire la botte fino all’orlo ma al massimo per 2/3 della sua capacità totale per evitare l’eventuale fuoriuscita della miscela durante il trasporto;

– durante le operazioni di preparazione della miscela non mangiare, bere, fumare o portare qualsiasi oggetto alla bocca;

– in caso di sversamento accidentale del prodotto è buona norma assorbire i liquidi con materiale assorbente e riporre il materiale utilizzato in un sacco di plastica che dovrà essere smaltito.

Buone prassi per la distribuzione della miscela

– indossare Dispositivi di Protezione Individuali (D.P.I.) specifici per la manipolazione delle miscele;

– non trattare in caso di pioggia, vento e temperature eccessive;

– in caso in cui si verifichi una leggera ventilazione disporsi sempre in modo che il prodotto si disperda alle spalle;

– il getto dell’irrorazione deve essere localizzato esclusivamente sulla fascia vegetativa da proteggere;

– per evitare versamenti o gocciolamenti dal serbatoio della irroratrice durante il trasporto dal luogo di preparazione della miscela al campo occorre: a) chiudere le valvole del serbatoio b) verificare che il tappo del serbatoio sia a tenuta c) adottare ugelli antigoccia e verificarne la tenuta

– durante le operazioni non mangiare, bere, fumare portare qualsiasi oggetto alla bocca

Buone prassi a conclusione del trattamento

1) alla fine del trattamento non versare l’eventuale residuo di prodotto in fossi o canali;

2) lavare accuratamente l’irroratrice all’interno come segue: – tenere attivati gli ugelli fino a che la pompa non aspira aria, – diluire la miscela residua nella macchina con un volume d’acqua pulita pari ad almeno 5 volte il residuo stesso, – far circolare il residuo diluito in tutte le parti del circuito idraulico, attivando opportunamente tutte le funzioni, senza attivare gli ugelli, – attivare gli ugelli ed irrorare la miscela diluita in campo fino a quando la pompa non aspira aria, – ripetere le operazioni di lavaggio almeno tre volte;

3) lavare accuratamente l’irroratrice all’esterno: – in campo se l’attrezzatura è dotata di apposito dispositivo di lavaggio, dopo aver preventivamente individuato la zona, evitando quella adiacente a corsi d’acqua o di un pozzo, – in azienda ricorrendo a piazzole appositamente predisposte con bacino di raccolta delle acque di lavaggio.

4) procedere all’idoneo smaltimento dei residui di miscela e delle acque di lavaggio;

5) togliere e pulire i DPI utilizzati in modo corretto e sicuro per l’operatore e per l’ambiente;

6) al termine delle operazioni riguardanti i trattamenti è opportuno che si proceda al cambio degli indumenti ed effettuare una doccia.

Comunque si rispettano in ogni fase le seguenti misure igieniche: Nelle aree di lavoro in cui c’è il rischio di esposizione ad agenti chimici pericolosi è vietato assumere cibi e bevande, fumare, e conservare cibi destinati al consumo umano. L’operatore dovrà inoltre disporre dei D.P.I. che dovranno essere puliti dopo ogni utilizzazione e provvedere a far riparare o sostituire quelli difettosi prima dell’utilizzazione successiva. L’operatore dovrà disporre inoltre di acqua destinata al consumo umano.

In caso di intossicazione acuta

Cosa FARE

1) Chiamare immediatamente il 118 (O 112 DOVE PRESENTE NUE) per il trasporto dell’intossicato all’Ospedale.

2) Allontanare l’intossicato dal luogo del trattamento.

3) Togliere immediatamente i vestiti all’operatore, se contaminati, e lavarlo con acqua corrente; se è avvenuta una ingestione di prodotto provocare immediatamente il vomito solo se: – il soggetto è cosciente, – è espressamente prescritto in etichetta ed in Scheda di Dati di Sicurezza (SDS). Alcuni prodotti infatti, potrebbero avere l’indicazione P331 NON provocare il vomito. (frasi Precautionary statements – reazione), – si è stati adeguatamente addestrati allo scopo. In seguito sciacquare abbondantemente la bocca con acqua.

4) Nell’attesa dell’arrivo del 118 cercare la Scheda di Dati di Sicurezza (SDS),dei prodotti fitosanitari impiegati. È questo uno dei motivi per cui la SDS deve essere prontamente disponibile in azienda, e facilmente reperibile (si consiglia ad esempio di tenere le schede in ordine alfabetico o divise per categorie di prodotto; insetticidi, diserbanti, …) Consegnare la SDS agli operatori del 118.

Cosa NON FARE

1) Somministrare latte (non possiede azione disintossicante, anzi può facilitare l’assorbimento di taluni prodotti fitosanitari) o altre bevande (alcolici, medicinali, ecc…).

2) Sottovalutare l’episodio.

3) Evitare di recarsi immediatamente all’Ospedale o di sottoporsi a controlli medici.

D.P.I.

  • Tuta: assicura la protezione del corpo dal contatto col prodotto fitosanitario evitandone l’assorbimento attraverso la pelle. Può e essere realizzata con qualsiasi materiale, purché idonea allo scopo e certificata per il rischio chimico da cui deve proteggere. Nella scelta è opportuno preferire una tuta in unico pezzo, dotata di cappuccio e polsini con elastico. Già da qualche anno sono in commercio tute di materiali impermeabili, ma traspiranti e resistenti agli strappi. La TUTA deve presentare la marcatura e la dichiarazione di conformità CE unitamente alla nota informativa scritta che indichi che è in grado di proteggere l’operatore in caso di contatto con prodotto fitosanitario (protezione rischio chimico di tipo 3, 4, 5, 6 per tute in tessuto non tessuto, generico per tute in gomma). Per un corretto impiego, le maniche ed i pantaloni devono essere sempre indossati all’esterno di guanti e stivali. Qualora il materiale consenta il lavaggio, la tuta va accuratamente lavata, dopo ciascun utilizzo, separatamente da altri indumenti che altrimenti potrebbero contaminarsi. Le tute per la protezione da rischio chimico (terza categoria) possono essere di sei tipi in funzione della capacità di protezione dagli agenti chimici pericolosi in base allo stato fisico (solido, liquido o gassoso).

 

  • Guanti: devono essere impermeabili, a dita separate, coprire perfettamente il polso, resistenti agli strappi ed alle sostanze chimiche pericolose (III categoria). I guanti vanno sfilati contemporaneamente poco alla volta con la mano più protetta e lavati accuratamente dopo ogni uso. I materiali comunemente impiegati per la produzione dei guanti, con una buona resistenza alle sostanze chimiche, sono il neoprene e la gomma di nitrile. Sotto il simbolo di resistenza agli strappi o meccanica (martello) è presente un codice numerico a 4 cifre. È preferibile utilizzare guanti con codice avente come prima cifra il numero 3 (es: 3121) o superiori. Il rischio chimico, utile da valutare per chi fa i trattamenti si valuta su due parametri: impermeabilità (Da 0 a 1) e permeazione (da 0 a 6).

 

  • Stivali: devono essere sufficientemente robusti, in gomma, impermeabili e resistenti alle sostanze acide. Vanno lavati accuratamente dopo ogni uso.

 

  • Maschera facciale: assicura, insieme ai filtri in dotazione, la protezione delle vie respiratorie e degli occhi. Può essere semifacciale (in questo caso va integrata con opportuni occhiali) oppure a facciale intero da preferire per ragioni di sicurezza. Per alcune operazioni può essere necessario utilizzare un casco integrale corredato di opportuna tuta. La maschera, per evitare infiltrazioni, deve aderire perfettamente al volto (ben rasato) e, comunque, va lavata dopo ogni utilizzo separandone il filtro.

 

  • Filtri: possono essere uno o due a secondo del tipo di maschera e devono essere specificatamente adeguati alla filtrazione di sostanze organiche. Sono di colore diverso in relazione alle sostanze trattenute. La durata dei filtri è influenzata da diversi fattori quali umidità, temperatura, tipi di prodotti utilizzati. Per tale motivo, ai produttori viene consentito di non indicare il tempo di utilizzo, bensì di dare l’indicazione generica di sostituire il filtro non appena si percepisce odore della sostanza utilizzata. Per un corretto utilizzo dei filtri, quindi, sono necessari i seguenti accorgimenti: · essere utilizzati entro la data di scadenza; · dopo ogni uso essere smontati dalla maschera e richiusi in apposito involucro al riparo dall’umidità e da fonti di calore; · segnare il tempo di utilizzo alla fine del trattamento; · calcolare la durata del filtro sommando il tempo dal primo uso a quando si è sentito odore o sapore. Sostituire il filtro, con altro dello stesso tipo e marca, prima di avere raggiunto il tempo di utilizzo del primo filtro: es. se il primo filtro è durato 12 ore, sostituire i filtri successivi non oltre le 11 ore; · sostituire il filtro non appena si percepisce odore della sostanza utilizzata indipendentemente dal tempo di utilizzo; · ricordarsi che con il caldo i filtri durano meno.

Dott. Matteo Fadenti

www.sicurgarda.com

 


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