Il D.Lgs. 81/08 quest’anno compie 10 anni. Infatti la sua nascita è avvenuta nell’aprile del 2008, tra il secondo governo Prodi ed il quarto governo Berlusconi.  Il D.Lgs. 81/08 nasce con l’esigenza di migliorare la sicurezza sul lavoro in Italia e di tradurre in pratica le direttive Europee, andando a creare un testo unico che superasse il D.Lgs. 626/1994 e il resto dei decreti ancora in vigore prima del 2008.

C’è da dire che già con la 626 del 1994 si va a tradurre in normativa le direttive europee anche se con colpevole ritardo. Il D.Lgs. 81/08 smi doveva più che altro uniformare il tema. Si doveva creare una norma che potesse fare da punto di partenza, una norma generale alla quale dovevano seguire norme tecniche, linee guida che potessero scendere nello specifico in modo sostanziale e non formale.

Il lavoro di sviluppo del D.Lgs. 81/08 è andato avanti durante la campagna elettorale per poterlo presentare l’1 maggio, per la festa dei lavoratori, per poi essere aggiustato nel agosto 2008.

Il testo unico nasce grazie ad uno spirito di collaborazione tra il Ministero del Lavoro e quello della Salute. Le competenze sono diverse e il coordinamento tra le istituzioni per la sua realizzazione è stato fondamentale. C’è stato anche contributo del Ministero della Giustizia che ha fatto la parte sanzionatoria su ogni articolo di legge.

Il D.Lgs. 81/08 nasce dall’esigenza di colmare dei vuoti normativi e di poter agire sul concreto, ad esempio attraverso strumenti fondamentali come il DUVRI, un documento essenziale, che non deve essere un atto formale ma sostanziale. Molti dei morti infatti sono di piccole aziende in appalto, soprattutto negli spazi confinati.

Altro strumento cruciale, che nasce negli anni 90 è Il DVR (Documento di Valutazione dei Rischi) che dovrebbe essere uno strumento di analisi, di intervento e di confronto continuo con i lavoratori e le loro rappresentanze.

Comunque l’81 va a completare un procedimento mentale che ha portato ad uno sviluppo che nel tempo ha toccato 3 aspetti:

  • La prevenzione tecnologica (presa in considerazione già dai decreti degli anni 50)
  • Prevenzione formativa sindacale e tecnica della 626 (si introduce la valutazione dei rischi)
  • Approdo ai principi di organizzazione e gestione, diventati punto cruciale con il D.Lgs. 81/08 smi.

Queste tre fasi sono concatenate, e queste tre aree collaborano insieme. La prevenzione tecnologica è fondamentale soprattutto in considerazione degli sviluppi, della robotica e delle nuove tecnologie. La valutazione dei rischi deve essere uno strumento che fa da perno della sicurezza, che dimostra che la sicurezza vada progettata e non effettuata casualmente.

L’ultima parte, la gestione dell’organizzazione, è molto interessante ed è lo sviluppo delle prime due parti. Si deve parlare infatti di gestione strategica della sicurezza, che porti a migliorare nella pratica la sicurezza ma anche l’organizzazione dell’azienda.

Il lavoro effettuato nel 2008 però è ancora incompleto. Infatti se da un lato si può dire che vi è soddisfazione per la crescita della consapevolezza della sicurezza nelle imprese, dall’altro è tanta l’insoddisfazione poiché esistono ancora ampie situazioni in cui i profili della sicurezza non sono adeguatamente garantiti.

Ad oggi, mancano 15 decreti attuativi dell’81, manca ancora la commissione consultiva prevista dall’art. 6 e soprattutto manca uno strumento cruciale per chi ha realizzato il D.Lgs. 81/08, ovvero il SINP.

Il Sistema Informativo Nazionale per la Prevenzione non è ancora operativo (dopo 10 anni), nonostante sia stato pubblicato nella Gazzetta ufficiale del 27 settembre 2016 il decreto interministeriale n. 183 dello, che definisce le regole tecniche per la realizzazione e il funzionamento del Sistema informativo nazionale per la prevenzione nei luoghi di lavoro (SINP).Perciò da più di un anno c’è il decreto con il quale si è completata l’opera di costruzione, ma l’effettività non si è ancora prodotta.

Questo strumento sarebbe indispensabile poiché consentirebbe di leggere il mercato del lavoro nelle sue diverse articolazioni. Si ha bisogno di questo strumento per focalizzare le azioni in modo corretto, per avere un approccio sostanzialistico e meno formale.

I lavori sul SINP sono stati rallentati per non dire ostacolati dalla questione privacy, che è andata a snaturare la reale funzione dello strumento, prevedendo che i dati pubblicati siano solo in forma anonima ed aggregata.

Altro problema è che diverse parti dell’81 sono troppo formali e troppo poco pratiche. Non è un caso che i profili più sostanzialistici (a 10 anni dall’entrata in vigore) siano quelli più trascurati.

Le norme tecniche spesso sono considerate un mero formalismo, usate da un giudice per esprimersi su un evento. Tali norme sono considerate poche volte per la valenza che realmente hanno, le stesse autorità ispettive dovrebbero prendere in considerazione maggiormente tali norme, senza ovviamente considerarle leggi, però chiedendone un’applicazione più ferma.

Sicuramente poi analizzando nel profondo il D.Lgs. 81/08 si notano alcune forti incongruenze, ad esempio il fatto che il garante principale degli obblighi in materia di sicurezza sul lavoro, ovvero il datore di lavoro, sia l’unica figura per cui non è prevista la formazione (a meno che non svolga direttamente il suolo di RSPP o di addetto antincendio e primo soccorso).

Altro aspetto da rivedere è quello dell’RLST, che sicuramente va contro quanto stabilito dallo stesso D.Lgs. per l’RLS, nel senso che se si presta molta attenzione su questa figura considerata cruciale per garantire la sicurezza dei lavoratori, non la si può sostituire con una figura esterna che nelle aziende va al massimo una volta all’anno.

Infine risulta chiaro quanto, in tema di semplificazione, non sia possibile che una piccola attività con un singolo lavoratore abbia gli stessi obblighi, ma soprattutto le stesse sanzioni di una attività complessa e rischiosa con 200 dipendenti o più.

Perciò nonostante il D.Lgs. 81/08 sia un ottima norma, che forse va addirittura oltre rispetto a quanto previsto dalle direttive europee, andrebbe rivista o resa più attuale ed attuabile.

Tra gli sviluppi futuri si è d’accordo che per cambiare davvero la norma sarebbe necessaria una mini riforma costituzionale con passaggio di competenze in esclusività allo Stato. Probabilmente il Parlamento in forma unanime potrebbe volere questo, portando ad un passaggio di competenze di controllo allo Stato oltre che di sostanziale decisione.

Analizzando le statistiche INAIL si debita che il numero di infortuni sembra dare ragione al D.Lgs. 81/08 infatti i dati mostrano che dal 2008 al 2016 si è passati da 1 milione di infortuni a 600 mila circa. Lo stesso vale per i morti che nel 2008 erano circa 1100 e nel 2016 circa 650. Tale riduzione c’è da dire che è avvenuta anche per una serie di fattori che vanno al di là dell’applicazione del D.Lgs. 81/08 smi, come ad esempio:

– Un elevato monte ore di cassa integrazione

– Diminuzione dei posti di lavoro causato dalla crisi economica, infatti nel 2017 aumentando i posti di lavoro sono ricresciuti gli infortuni

– Il fatto che il 50% degli infortuni mortali siano con il mezzo di trasporto, sia in itinere che sul luogo di lavoro, e su questo tema è molto importante puntare sullo sviluppo tecnologico.

Di contro, per quanto riguarda le malattie professionali, queste sono aumentate in modo eccezionale perché sono state riconosciute più malattie dall’INAIL, e a farla da padrone sono quelle a carico dell’apparato muscolo scheletrico.

Al di la dei numeri è comunque sotto gli occhi di tutti che il decreto vada aggiornato, vada integrato, reso maggiormente attuativo. Lo spirito di fondo della legge è corretto, va rifatto uno studio sulla situazione attuale per realizzare degli specifici interventi per migliorare la situazione.

Per fare questo, il nuovo governo dovrà partire sicuramente da temi cruciali, come la competenza della materia, la qualificazione delle imprese e la formazione del SINP. L’auspicio è quindi che chiunque sarà a mettersi al lavoro, ascolterà le parti in gioco (non solo datori e sindacati ma anche gli esperti e gli operatori della sicurezza) e da subito lavorerà non tanto per migliorare la normativa ma per l’obiettivo finale fondamentale che è quello di ridurre drasticamente gli infortuni, le malattie professionali e i morti sul lavoro, ad oggi ancora troppi.

Nota: oggi 15 maggio 2018 presso il Parlamentino del CNEL a Roma sono stati celebrati i 10 anni di D.Lgs. 81/08 con un convegno organizzato da AiFOS alla quale hanno partecipato i principali attori che hanno relaizzato il D.Lgs. 81 10 anni fa.

Nel link il commento del presidente di AiFOS Rocco Vitale: http://aifos.org/home/news/int/interventi_commenti/decreto_81_cosa_resta

Dott. Matteo Fadenti


Stampa articolo