Il rischio incendio è uno dei rischi presenti in ogni ambiente di lavoro. Nelle attività svolte dall’uomo infatti, può accadere che si creino le condizioni tali per cui possa nascere una reazione chimica ben definita chiamata appunto incendio. Tale reazione avviene solo quando vi è la presenza contemporanea di tre fattori: il combustibile, il comburente e l’innesco. Analizzando una possibile situazione in un ufficio pubblico o in un qualsiasi altro sito lavorativo del settore terziario, combustibile e comburente sono sempre presenti. Infatti il comburente è rappresentato ovviamente dall’ossigeno presente nell’aria che respiriamo (composta appunto per il 21 % da ossigeno), il combustibile potrebbero essere la carta, i faldoni, il legno del mobilio, i materiali degli arredi. Il componente del triangolo del fuoco che manca (e che appunto deve mancare per prevenire gli incendi) è l’innesco.
L’innesco di un incendio può essere di quattro tipi: abbiamo sicuramente l’innesco diretto, rappresentato da una fiamma libera (accendino, fiammifero, scintille) che va a contatto con un combustibile in presenza di comburente. Abbiamo poi l’accensione indiretta, rappresentata dal passaggio di calore (energia) tramite la conduzione, oppure la convezione o infine l’irraggiamento. Esiste inoltre l’innesco tramite attrito, tipico più che altro nel settore metalmeccanico, ovvero scintille o calore che si producono dallo sfregamento di due metalli tra di loro, ed infine l’autocombustione che crea problemi soprattutto in ambiente agricolo, come i cumuli di fieno che quando vengono immagazzinati umidi, al loro interno si verifica un processo di fermentazione che genera calore, che provoca combustione.
In un ambiente lavorativo come l’ufficio, l’innesco può essere dato o da residui di sigarette (per chi non rispettando la legge fuma all’interno dei luoghi di lavoro) o da corto circuito dell’impianto elettrico. Un cortocircuito è un collegamento fra due punti di un circuito che hanno resistenza nulla, ciò impone una tensione nulla (o trascurabile) ai suoi capi e non impone vincoli sulla corrente che passa attraverso di esso, che può assumere valori molto elevati. In condizioni reali, la corrente circolante in condizioni di cortocircuito è limitata esclusivamente dalla resistenza dei fili conduttori e dei collegamenti. In un comune impianto elettrico a 220-240 V o a 380-420 V l’intensità di corrente può raggiungere valori da migliaia a centinaia di migliaia di ampere e per effetto Joule può generare temperature tali da provocare la fusione dei conduttori stessi, ciò costituisce rischio di innesco d’esplosione ed incendio.
Si intuisce quindi, che anche in un ambiente considerato a basso rischio può nascere un incendio, proprio per la presenza di un impianto elettrico, di attrezzature (come pc, stampanti, fax), per la presenza di combustibile (libri, carta, mobilio) e ovviamente per la presenza di comburente (ossigeno).
E’ fondamentale quindi prima di tutto conoscere il rischio e quindi saperlo gestire. Il tutto parte dalla individuazione e dalla valutazione del rischio. Come sempre si deve prima di tutto cercare di fare prevenzione e successivamente protezione attiva e passiva.
In questo caso specifico, è obbligatorio avere un impianto elettrico a norma, ovvero dotato di dichiarazione di conformità e di prove di messa a terra da effettuarsi periodicamente (ogni 2 o ogni 5 anni in base al tipo di impianto). Risulta fondamentale affidarsi a tecnici elettricisti specializzati e seri, che possano rilasciare le sopra citate dichiarazioni.
Altra forma di prevenzione primaria è sicuramente il divieto di fumare, che già da diversi anni è in vigore nel nostro paese. Anche questo aspetto è importante poiché ha annullato il numero di rifiuti pericolosi, come mozziconi di sigaretta, che potessero dar vita ad incendi.
Anche le attrezzature collegate all’impianto elettrico devono essere a norma, ovvero essere marcate CE e in buono stato di manutenzione. In particolar modo bisogna prestare attenzione allo stato di deterioramento di cavi e prolunghe, ed evitare di utilizzare troppe “ciabatte ed adattatori” per non creare prese in sovraccarico. Sempre nella prevenzione è indispensabile gestire i rifiuti in modo corretto, evitando cumuli di materiale infiammabile (carta) e stoccando questi in luoghi lontani da attrezzature elettroniche o prese della corrente.
Dove la prevenzione non basta è utile fare protezione. Ed in questo caso la protezione avviene con l’utilizzo di mezzi per l’estinzione degli incendi, ovvero gli estintori. Esistono diversi modelli e tipologie di estintore, è fondamentale quindi scegliere i più adatti al luogo di lavoro e posizionarne un numero corretto.
Per un ambiente lavorativo del settore terziario come un ufficio, sicuramente gli estintori più adatti sono due: l’estintore a polvere, per il suo basso costo e per il suo ampio raggio di azione (agisce sia sui fuochi di classe A sia su quelli di classe B e C), e l’estintore a CO2, poiché l’anidride carbonica è dielettrica e quindi non conduce l’elettricità e per questa sua qualità può essere tranquillamente utilizzato sulle attrezzature elettroniche (diversamente da un estintore idrico o a schiuma che contenendo acqua non possono essere utilizzati sugli impianti elettrici). Ovviamente nel luogo di lavoro deve essere sempre presente un addetto antincendio, che sappia quando e come utilizzare l’estintore. L’addetto deve conoscere le fasi di vita di un incendio, dall’ignizione all’estinzione, per sapere quando poter intervenire con l’estintore e quando chiamare i soccorsi, dando anche il segnale di allarme e di evacuazione dell’ambiente di lavoro. L’addetto deve conoscere molto bene il luogo di lavoro e soprattutto gli estintori presenti. (ad esempio conoscere la differenza di forma e di utilizzo tra un estintore a polvere e di un estintore a CO2).
Gli estintori devono essere posizionati preferibilmente rialzati da terra, lontano da caloriferi o fonti di calore ed in luoghi accessibili (non devono stare dentro stanzini chiusi a chiave o in luoghi dove l’accesso è impedito da ostacoli). Devono essere segnalati con apposita cartellonistica di colore rosso ed essere indicati nel piano di emergenza. Ogni persona ovunque si trovi nel luogo di lavoro deve avere al massimo 15 metri di distanza un estintore. Tali presidi antincendio vanno controllati ogni 6 mesi (2 volte all’anno) da azienda specializzata, e sorvegliati mensilmente dall’addetto antincendio, che deve visionare che effettivamente siano presenti e al loro posto, che siano in buono stato di manutenzione e che non siano stati utilizzati. Per gli estintori dotati di valvola che indica la pressione (manometro) come i polvere o gli schiuma, va controllato mensilmente che l’indicatore sia nella zona verde.
In generale gli estintori vanno revisionati e collaudati come riportato nella seguente tabella: